Due anni di reclusione e la confisca di sette appartamenti utilizzati come "case di piacere". E' questa la condanna per l'imprenditore di Trapani Francesco Abita, finito al centro di un'inchiesta sul giro di prostituzione nella Trapani "bene". Abita ha patteggiato la pena, che, in una prima fase, era stata respinta dal Tribunale di Trapani.
L’imprenditore trapanese aveva messo a disposizione di alcune ragazze di varie nazionalità (soprattutto sudamericana) i suoi appartamenti che le ragazze usavano per riceve i clienti. All'inizio erano undici gli appartamenti posti sotto sequestro dalle forze dell’ordine. Abita era a conoscenza delle attività illecite che si svolgevano nelle sue proprietà, e si faceva pagare fino a 800 euro al mese per delle case in centro ridotte in condizioni fatiscenti. Di tanto in tanto chiedeva loro, già che c’era, delle prestazioni sessuali: “Se tu sei buona con me io sono buono con te”, diceva alle ragazze. Le ragazze coinvolte erano una ventina e se qualcuna non assecondava le sue richieste Abita non esitava a buttarle per strada. Ne abbiamo parlato qui.
“Numerosi testimoni - ha rilevato il Tribunale - convengono nell’accreditare all’imputato un ruolo primario e operativo nella gestione del giro, vasto e articolato, di prostituzione con modalità attuative particolarmente odiose”.
La decisione dei giudici è stata la seguente: due anni e 10 mesi e confisca di sette appartamenti,