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03/10/2017 07:20:00

I veleni dell'antimafia: arrestato l'amministratore giudiziario Luigi Miserendino

14,00 - "Abbiamo smantellato un meccanismo che aveva monopolizzato la gestione di un bene che apparteneva allo Stato", dice il generale Giancarlo Trotta, il comandante provinciale della Guardia di finanza. Continuavano a gestire il centro commerciale Portobello di Carini e il supermercato che si trova nel centro stesso a Palermo nonostante fosse stato confiscato alla mafia e messo in amministrazione giudiziaria. I militari della Guardia di finanza di Palermo hanno arrestato 5 persone, ritenute responsabili di intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale e reale ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sequestrate anche due società. Tra gli arrestati l'amministratore nominato dal tribunale Luigi Miserendino, a cui è stata notificata un’ordinanza che lo pone ai domiciliari e l'imprenditore Giuseppe Ferdico. Secondo gli investigatori, anche grazie alla complicità dell'amministratore giudiziario, Ferdico, noto in zona come il "re dei detersivi", avrebbe continuato ad avere il controllo sull'esercizio, nonostante i sigilli posti al suo patrimonio dai giudici palermitani a marzo scorso: immobili, società e conti dal valore di 450 milioni di euro. In manette sono finiti anche Francesco Montes, il gestore di fatto della società a cui l’amministratore giudiziario aveva affittato ufficialmente il centro commerciale, Pietro Felice e Antonino Scrima, factotum di Ferdico.

A mettere nei guai Luigi Miserendino, una microspia piazzata nel suo studio. Pesante l'accusa contestata dal gip: "Ha ridotto l'amministrazione giudiziaria a un mero simulacro".

"L'amministrazione giudiziaria era ridotta al mero simulacro": così il gip di Palermo ha definito il ruolo dell’amministratore giudiziario Luigi Miserendino, ai domiciliari per favoreggiamento reale e personale. Avrebbe consentito all’imprenditore Giuseppe Ferdico, indiziato di mafia, di tornare a controllare di fatto il centro commerciale di Carini che gli era stato confiscato. Dalle intercettazioni emerge chiaramente che Miserendino sapeva che Ferdico continuava a fare il bello e il cattivo tempo occupandosi di tutti gli aspetti gestionali: dalle buste paga dei dipendenti alla scelta dei fornitori. «Lo so, lo so, lui neanche dovrebbe metterci piede lì. Secondo lei perché io ho affittato questo posto? Perché non ci voglio combattere», diceva l'amministratore giudiziario all’interlocutore che lo sollecitava a prendere provvedimenti per evitare le ingerenze di Ferdico. «Per me il signore Montes (socio occulto del commerciante, ndr) è il titolare, del resto non voglio sapere nulla - aggiungeva - io come vede non mi immischio. Lasciamoli fare».

Miserendino era stato nominato amministratore giudiziario dall’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale Silvana Saguto, indagata, poi, per corruzione proprio nell’ambito di una inchiesta sulla mala gestione dei beni confiscati, in quel caso, però, Saguto aveva imposto all’amministratore giudiziario una serie di obblighi e di controlli sulle attività di Ferdico che Miserendino ha disatteso. La Procura, infatti, gli contesta anche la violazione del provvedimento del magistrato.

07,00 - Nuovo colpo di scena nel mondo dell'antimafia in Sicilia. E' stato infatti arrestato all'alba di oggi Luigi Miserendino, commercialista, amministratore giudiziario di molti beni sequestrati alla mafia, molto noto in provincia di Trapani perché ha gestito e gestisce le aziende più importanti. Miserendino è stato arrestato per favoreggiamento nei confronti dell'imprenditore Ferdico, in un blitz della Guardia di Finanza, che ha portato all'arresto di tre persone. 

In pratica, nonostante il centro commerciale di Carini di Ferdico, il "re dei detersivi" a Palermo, fosse sotto sequestro, grazie alla complicità di Miserendino, Ferdico continuava a comandare. 

Questa mattina, i finanzieri del Gico del nucleo di polizia tributaria hanno arrestato Ferdico per intestazione fittizia di beni, a Miserendino è stata invece notificata un’ordinanza che lo pone ai domiciliari con l’accusa pesante di favoreggiamento. In manette sono finiti anche i tre imprenditori a cui l’amministratore giudiziario aveva affittato ufficialmente il centro commerciale.

Tre anni fa, Giuseppe Ferdico era stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Ma nel marzo scorso, la sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo fa scattare comunque il sequestro per il patrimonio dell’imprenditore. Passano allo Stato una dozzina di supermarket in città e provincia, poi anche il grande centro commerciale di Carini. Un patrimonio da 450 milioni di euro. Dalle indagini del nucleo di polizia tributaria di Palermo emerge adesso che il provvedimento non gli aveva impedito di continuare a gestire la sua grande azienda.

Miserendino, tra le altre cose, è stato amministratore giudiziario della Calcestruzzi Mannina, che, una volta dissequestrata, ha portato in eredità al proprietario un maxi debito con il fisco. E un anno fa era stato denunciato dall'imprenditore Salvatore Oddo con l'ipotesi del reato di truffa. La Mannina, da lui amministrata,  avrebbe fornito materiale difforme da quello richiesto, senza alcuna tracciabilità.

 

Ecco la nota della Guardia di Finanza:

Questa mattina, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo hanno arrestato 5 persone residenti nel capoluogo, ritenute responsabili di intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale e reale e estorsione aggravata dal metodo mafioso. Al termine di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, il GIP ha infatti disposto:

a. la custodia cautelare in carcere per: - Giuseppe FERDICO; - Francesco MONTES; - Pietro FELICE; - Antonino SCRIMA;
b. gli arresti domiciliari nei confronti di Luigi Antonio MISERENDINO.

I finanzieri hanno inoltre sequestrato quote societarie e beni appartenenti o riconducibili alla “Fenice Store Srl” e della “Ariaperta Srl”, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro. L’attività investigativa delle Fiamme Gialle palermitane si è concentrata sulla gestione del “Portobello” di Carini (PA), centro commerciale del valore di oltre 70 milioni di euro e dotato di 35 negozi.

Attualmente il centro è in amministrazione giudiziaria a seguito del sequestro eseguito dal Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo nel 2012, nell’ambito di un procedimento di prevenzione a carico di Giuseppe FERDICO – noto imprenditore palermitano già leader, sul territorio regionale, nel settore della grande distribuzione di detersivi e indiziato di appartenere all’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra” per i suoi collegamenti con esponenti di spicco del Mandamento di San Lorenzo – conclusosi recentemente (marzo 2017) con la confisca di primo grado, nonché imputato per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa assolto in primo grado, con processo di appello pendente.

Le indagini, sviluppate anche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno consentito di raccogliere gravi indizi per ritenere:
- come, nonostante l’affidamento all’amministratore giudiziario, Giuseppe FERDICO fosse ancora il reale “dominus” del centro commerciale “Portobello”, in quanto “socio occulto” della “Ariaperta Srl” e della “Fenice Store Srl”; alle due società, amministrate di fatto da Francesco MONTES (detto “Mario”), già condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta, era stata affidata la gestione della galleria e del supermercato del centro commerciale;

- la connivenza dell’amministratore giudiziario del centro commerciale “Portobello”, Luigi Antonio MISERENDINO, in violazione del vincolo fiduciario che lo legava all’Autorità Giudiziaria, agevolando le condotte ascritte al Ferdico ed al Montes;

- alcune condotte estorsive perpetrate all’interno del centro commerciale da Pietro FELICE e Antonino SCRIMA, dipendente quest’ultimo di una società in amministrazione giudiziaria operante all’interno del “Portobello”; in particolare, le investigazioni condotte hanno consentito di ricostruire l’imposizione del “pizzo” al responsabile della società incaricata della vigilanza del centro commerciale che – in un’occasione – come documentato dalle telecamere installate dalle Fiamme Gialle, è stato costretto a consegnare la somma di 500 euro in contanti nelle mani di SCRIMA.

Il quadro indiziario, allo stato delle indagini, è particolarmente allarmante: all’interno del centro commerciale “Portobello” si era di fatto consolidato un clima di omertà e sottomissione proprio di contesti delinquenziali di stampo mafioso, nell’ambito del quale i soggetti arrestati eludevano i provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, continuando a compiere azioni illecite, protetti da un’amministrazione giudiziaria compiacente.