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03/10/2017 09:35:00

Carabinieri del Ris in aula nel processo a Girgenti per omicidio del maresciallo Mirarchi

 Tre sottufficiali del Ris di Messina sono stati ascoltati, in Corte d’assise, a Trapani, nel processo per l’omicidio Silvio Mirarchi. Un processo che vede unico imputato (anche per il tentato omicidio dell’appuntato Cammarata) il 46enne bracciante e vivaista marsalese Nicolò Girgenti.

I tre esperti (i marescialli Carlo Romano, Rosaria Mangiaracina e Giancarlo Maugeri) hanno affermato: “Su un mozzicone di sigaretta trovato a terra davanti alle serre di marijuana dove è stato ucciso il maresciallo Silvio Mirarchi abbiamo rilevato tracce di Dna di Nicolò Girgenti”.

L’omicidio fu commesso in contrada Ventrischi la sera del 31 maggio 2016, davanti ad alcune serre (fino a qualche mese prima gestite proprio da Girgenti) all’interno delle quali furono scoperte 6 mila piante di canapa afgana. Mirarchi fu ferito a morte con un solo colpo di pistola, ma gli fu fatale.

Sette, comunque, sarebbero stati i colpi di pistola esplosi contro i due militari non appena questi, qualificandosi, hanno imposto l’alt a persone che si muovevano nel buio nell’area incolta di fronte le serre e che parlavano in siciliano. Si scoprirà, poi, che questi stavano portando via piante di marijuana. Per gli inquirenti, le avevano appena rubate nelle serre la cui gestione, qualche mese prima, era stata ceduta proprio dal Girgenti al 54enne partinicese Francesco D’Arrigo. Quest’ultimo fu individuato e arrestato poche ore dopo la sparatoria. I tre marescialli del Ris, tecnici di laboratorio, hanno inoltre affermato di avere trovato tracce di Dna di Girgenti e di Vincenza Rosa Abate (ex compagna del bracciante) sullo spago con cui erano state legate alcune piante di marijuana. Alla ricerca di ogni possibile traccia biologica di chi era presente sul luogo del delitto, i carabinieri del Ris hanno effettuato accertamenti, oltre che sulle cicche di sigarette e i lacci con cui erano state legate le fascine di piante di marijuana, anche sulle piante di marijuana trovate sul luogo della sparatoria, sulle cellule epiteliali e sul materiale organico (sudore), nonché su felpa, scarpe, solette, brik di succhi di frutta e altro. “Per la prima volta – spiega l’avvocato Roberta Tranchida, che ieri ha rappresentato tutte le parti civili – tre testi sono stati ascoltati contemporaneamente, in modalità, dunque, atipica. Ciò si è reso necessario perché ognuno dei tre militari del Ris si è occupato di una parte del lavoro: uno preleva i campioni, un altro li analizza, un altro ancora si occupa della parte chimica, etc… Il loro lavoro è stato complementare. Per questo, è stato necessario ascoltarli insieme”.