Il Tribunale di Marsala ha accolto la richiesta dell’avvocato difensore Renato Vigna di giudicare con rito abbreviato, per voto di scambio politico-mafioso, il 37enne campobellese Pietro Luca Polizzi, arrestato nell’operazione “Eden” (13 dicembre 2013), ma poi scarcerato e quindi posto ai “domiciliari”.
Il processo, comunque, non più sotto la presidenza del giudice Sergio Gulotta, ormai al Tribunale di Palermo, ma sotto la direzione del giudice Vito Marcello Saladino.
La richiesta di abbreviato del difensore di Polizzi era scattata dopo la decisione del pubblico ministero della Dda Carlo Marzella di modificare il capo d’imputazione, anche se sempre nel solco del 416 ter.
Secondo l’accusa, nei territori di Messina Denaro un voto costava cinquanta euro. E un pacchetto di 500 voti era in vendita anche con lo sconto, a 15 mila euro. “Duemila ora e tredicimila a cose fatte” spiegava Nicolò Polizzi (già condannato con l’abbreviato e poi anche in appello) al figlio Pietro Luca.
Le indagini su Polizzi junior riguardano principalmente le regionali 2012, quando si sarebbe adoperato per Doriana Licata. Per l’approdo all’Ars, Polizzi junior, secondo l’accusa, avrebbe calcolato una “spesa” di circa 200 mila euro. Anche se non è chiaro se la cifra fosse per comprare i voti o per le spese elettorali. In ogni caso, Doriana Licata non fu eletta. Nonostante i 4.686 voti raccolti. Intanto, il difensore di Pietro Luca Polizzi definisce “opinabile” la decisione della Dda di non appellare la sentenza di condanna di Aldo Roberto Licata, fratello di Doriana, ex assessore provinciale (esponente prima di Forza Sud e poi Grande Sud), per semplice corruzione elettorale (un anno di reclusione, pena sospesa, decretato dal gup di Palermo Roberto Riggio), mentre nel processo a Polizzi junior “continua in maniera pervicace – afferma l’avvocato Vigna – a sostenere l’ipotesi del 416 ter per le stesse condotte”.