Le drammatiche fasi della rapina commessa nel tardo pomeriggio del 19 novembre 2015 ai danni della gioielleria D’Angelo di via XI Maggio sono state ripercorse, davanti il Tribunale di Marsala, dalla vittima (Saverio D’Angelo), che ha risposto alle domande del pm Giulia D’Alessandro, del presidente del collegio giudicante, Vito Marcello Saladino, e degli avvocati difensori Giacomo Frazzitta e Luigi Pipitone.
Imputati nel processo sono i pregiudicati locali Giovanni Parrinello, di 34 anni, e Andrea Nizza, di 29, entrambi arrestati lo scorso gennaio dopo oltre un anno di indagini. Nella colluttazione con uno dei due rapinatori, il gioielliere riportò la lussazione della mandibola.
Questo il racconto fatto da D’Angelo sulla rapina subita: “E’ entrato un signore che aveva l’aspetto di un normale cliente, anche se aveva un cappellino in testa e un fascia-collo che arrivava fino sotto il naso. Ho pensato che fosse raffreddato. Io ero seduto e stavo facendo le parole crociate. Con me c’era una ragazza, amica di famiglia (Lara Scandaliato), che sostituiva momentaneamente mia moglie, titolare dell’esercizio, che quel pomeriggio aveva un altro impegno. Appena entrato, quest’uomo dice: ‘Abbiamo bisogno di diverse cose’. Io rispondo: ‘Come?’. E lui ancora: ‘Tante cose’ (‘con accento napoletano’ dirà D’Angelo nella parte finale della sua testimonianza, ndr). A questo punto, io capisco cosa stava accadendo, quindi mi alzo e lo abbraccio, cinturandolo, ma senza violenza, per spingerlo verso l’uscita. La ragazza che era con me, non essendo esperta, apre la porta ed entra un altro uomo. Il primo uomo, che aveva un giubbotto scuro, continuava a tenermi la testa bassa. Poi – ha continuato D’Angelo - mi sono sentito male e sono scivolato giù su un fianco. Siamo stati, quindi, spintonati nella stanzetta accanto ai servizi, dalla quale sentivo che stavano facendo qualcosa. Stavano prendendo da una vetrinetta perle, brillanti e coralli. Presero anche 60 orologi, 36 dei quali, quelli di minor valore, mi furono poi restituiti dalla polizia. Intanto, mentre svuotavano la vetrinetta, il secondo uomo mi diceva: ‘Stia tranquillo, signor D’Angelo, non le succederà nulla. Non abbiamo intenzione di farle del male. Se sta calmo, all’ultimo le facciamo un regalo’. Non so quale sia stato questo regalo. Forse, il fatto di avermi lasciato quasi incolume…”. In aula, il gioielliere ha, quindi, dichiarato che i volti dei due rapinatori non gli sono rimasti impressi in mente, anche se il pm gli ha contestato che poi, in Commissariato, alla polizia, che gli mostrò alcune foto, disse che una di queste poteva essere uno dei due malviventi.