Si è tenuto l'interrogatorio di garanzia per Luigi Miserendino, l'amministratore giudiziario molto noto in provincia di Trapani, finito agli arresti domiciliari nell'ambito di un'inchiesta sul tentativo dell'imprenditore Giuseppe Ferdico, di riappropriarsi, di fatto, della gestione del suo centro commerciale che gli era stato sequestrato. Ferdico continuava a fare il bello e cattivo tempo. Secondo l'inchiesta, supportata da alcune intercettazioni, Miserendino sapeva, ma non faceva nulla per evitare questo grave inquinamento nella gestione del bene.
Interrogato dal Gip, Miserendino ha respinto le accuse, ma nel merito, non trapela nulla.
E intanto, mentre non ci sono reazioni da parte di Libera Trapani, che a Miserendino è stata sempre vicinissima, interviene sulla vicenda il senatore Vincenzo Maurizio Santangelo. La notizia dell'arresto ai domiciliari dell'amministratore giudiziario Luigi Miserendino insieme ad altre quattro persone coinvolte, a seguito dell'indagine svolta dalla Guardia di Finanza sulla gestione del centro commerciale "Portobello" di Carini, non mi lascia sorpreso - esordisce il portavoce M5S al Senato Vincenzo Maurizio Santangelo - a quanto sembra Miserendino ha amministrato diversi beni confiscati alla mafia nel trapanese, come riferito dal sostituto Andrea Tarondo oltre che della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani oggi coordinata da Piero Grillo. Dopo qualche anno dalla vicenda del Gruppo & G.D.O e Grigoli Distribuzione Srl, anch'esse operanti nel settore dei supermercati marchio Despar, dove allora era il dott. Ribolla amministratore, misi in risalto il fatto che "dal 1983 a al 2014 circa solo il 15% delle circa duemila aziende confiscate alla mafia risultavano ancora attive sul mercato. Ma soprattutto si rilevava come quasi sempre, il fallimento si lega a un amministratore giudiziario, che non riesce ad amministrare l'azienda confiscata alla mafia.. Nel caso in questione del Miserendino quale amministratore giudiziario dei beni dell'imprenditore Ferdico (noto come il "re dei detersivi"), avrebbe permesso allo stesso di avere il controllo sull'esercizio, nonostante i sigilli posti al suo patrimonio dai giudici palermitani a marzo scorso: immobili, società e conti dal valore di 450 milioni di euro. Nelle interrogazioni di qualche anno fa, avevo chiesto al Ministro dell'interno che venissero effettuati maggiori controlli sull'operato degli amministratori giudiziari, soprattutto che venissero monitorate le nomine dirette e gli incarichi ripetuti sempre agli stessi".
Santangelo ha così concluso: "quanto riportato alla ribalta della cronaca come nel caso di Miserendino, testimonia che il problema esiste e che avevo perfettamente intuito che è un sistema che va controllato a garanzia della legalità e dell'immagine dello Stato."