Non sono mancati i momenti di tensione alla prima udienza del processo per direttissima al 47enne marsalese Giuseppe De Vita, gestore, con la moglie Ombretta Nizza, del lido accanto alle due torri di San Teodoro, che domenica scorsa è stato teatro di un’altra baruffa.
Da un lato, ancora una volta i coniugi De Vita e un loro bagnino (Emanuele Aleci) e dall’altro un gruppo di ciclisti amatori (“Le pantere della polizia bike”) che volevano solo trascorrere una giornata in tutta tranquillità, ammirando la bellezza della riserva naturale dello Stagnone.
Anche se, poi, la giornata ha avuto un’altra storia. Come ha raccontato, davanti al giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte, il sovrintendente di polizia palermitano Luigi Guastella. “De Vita – ha dichiarato Guastella in aula - è arrivato come una furia e mi ha strappato dalle mani la carta d’identità del bagnino che ci aveva detto che non potevamo fare foto. Senza, per altro, spiegarci il perché. Eravamo in 38, ma arrivati nei pressi del lido uno di noi ha forato. Ci siamo, quindi, fermati. E una ragazza del nostro gruppo è andata sul bagnasciuga per scattare qualche foto. Al diniego, sia la signora, funzionaria del Demanio, che io, abbiamo spiegato che il bagnasciuga è pubblico”. Ma i gestori del lido non avrebbero voluto sentire ragioni. “De Vita – ha continuato il poliziotto – si è lasciato andare al turpiloquio e mi ha detto cretino anche alla presenza degli agenti della Volante arrivati dopo che abbiamo chiamato il 113”. Il gestore del lido, difeso dall’avvocato Giacomo Frazzitta, è stato perciò arrestato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Poi, dopo la convalida e il ritorno in libertà, su richiesta del pm Antonella Trainito, gli è stata applicata la misura cautelare del divieto di dimora nel suo lido. “Quando è stato fatto presente che molti di noi eravamo poliziotti e finanzieri che conoscono le regole – ha detto ancora il sovrintendente Guastella – il bagnino ha risposto che lui se ne fregava della polizia e che dovevamo uscire. De Vita ha dato del cretino anche al suo bagnino perché, su mia richiesta, mi aveva dato la sua carta d’identità. Poi, è arrivata una donna dalla cui bocca è uscito di tutto. Successivamente, ho saputo che è la moglie di De Vita. A quel punto, ho detto: andiamo via e chiamiamo il 113. Ma neppure all’arrivo della Volante il De Vita voleva consegnare i suoi documenti. Diceva che fin quando ero presente anch’io non lo avrebbe fatto. Poi, mi ha anche spintonato. Solo dopo avere insistito più volte, ha fornito i suoi documenti”. Il poliziotto ha testimoniato a non più di un paio di metri di distanza dall’imputato, visibilmente nervoso.