Il capo della Polizia Gabrielli ha revocato il provvedimento di destituzione di Bruno Contrada, ex dirigente della Mobile di Palermo e numero due del Sisde. La decisione, resa nota dal legale di Contrada, l’avvocato Stefano Giordano, segue la sentenza con cui la Cassazione, nei mesi scorsi, aveva revocato la condanna di Contrada a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. La revoca della destituzione è retroattiva e decorre dal gennaio del 1993, quando l’ex dirigente della Mobile venne arrestato.
Il provvedimento del capo della Polizia dà esecuzione alla sentenza della Suprema Corte e quindi revoca la sanzione accessoria alla condanna che venne inflitta a Contrada e che la Cassazione stessa ha dichiarato ineseguibile e improduttiva di effetti penali. Nella decisione si riconosce inoltre per il periodo compreso tra il 13 gennaio del 1993, data di decorrenza della destituzione, e il 30 settembre del 1996, giorno dal quale Contrada è andato in pensione, il trattamento economico che spettava al funzionario di polizia. «È un giorno importante per il nostro assistito, che dopo tanti anni vede restituita la sua onorabilità e viene reinserito tra i prefetti della Polizia, ma più in generale per tutti, perché la forza del diritto prevale sulle ingiustizie. - dicono i legali di Contrada, gli avvocati Stefano Giordano e Vittorio Manes -. Esprimiamo sincero apprezzamento e stima nei confronti del Capo della Polizia dottor Gabrielli per la sollecitudine e la disponibilità dimostrata, un esempio dell’Italia che funziona».
«Non c'è assolutamente più modo di riparare all’ingiustizia subita. Le parole lasciano il tempo che trovano. Non si uccide solo col piombo. Al prossimo Natale faccio 25 anni che lotto contro calunnie e diffamazioni. Oggi non posso essere felice, né può esserci una festa: c'è la consapevolezza che forse è iniziato il cammino per ristabilire completamente la verità, contro le ingiustizie che da un quarto di secolo ho subito». Così Bruno Contrada all’Ansa (Agenzia nazionale stampa associata) sulla revoca della sua destituzione firmata dal capo della polizia.