Dopo più di quattro anni si avvia a conclusione il processo, davanti al Tribunale di Trapani - sezione Misure di Prevenzione, per chiedere la confisca dei beni al gruppo imprenditoriale Morici, uno dei più noti a Trapani nel settore dell'edilizia. Il processo è giunto alla discussione finale, e nasce da un lavoro investigativo dell'allora vice questore di Trapani, Peppe Linares, in collaborazione con la polizia tributaria. Furono sequestrati i beni di Francesco Morici e di suo figlio Vincenzo. Francesco Morici, decano dei costruttori edili trapanesi, è venuto a mancare qualche mese fa senza poter assistere alla fine di questo lungo procedimento, che cerca di capire se e quanto della ricchezza imprenditoriale dei Morici sia dovuta ai favori di Cosa nostra trapanese. Il patrimonio sequestrato è ingente: 30 milioni di euro. In questi anni sono state acquisite prove e documenti, anche del collegio difensivo, che punta a sconfessare le dichiarazioni di uno dei testi chiave, il collaboratore Antonino Birrittella (indagato per calunnia dalla Procura di Trapani) su come si volsero gli appalti per i lavori al porto di Trapani ed alla litoranea nord. L'accusa, invece, rappresentata dal Pm Andrea Tarondo, ha chiesto l'acquisizione del fascicolo sul senatore Antonio D'Alì, per il quale pende una richiesta di applicazione della misura della sorveglianza speciale.
Proprio un anno fa abbiamo raccontato su Tp24.it (cliccate qui per leggere l'articolo) che le richieste di sequestro che hanno riguardato le altre aziende coinvoltie, con i Morici, nei grandi appalti al porto e al lungomare di Trapani, sono state rigettate.
Secondo gli inquirenti i Morici avevano operato utilizzando un reticolo di imprese finalizzate al controllo occulto dei più importanti appalti pubblici aggiudicati a Trapani, con lavori effettuati con metodologie e materiali non conformi, tali da alterare la stabilità delle opere nel tempo.
Il sequestro colpì 142 beni immobili, 37 beni mobili registrati, 36 conti correnti e rapporti bancari, 9 partecipazioni societarie e 6 società, sequestrate e sottoposte ad amministrazione giudiziaria. Fu disposto per la "Morici Francesco e c. sas", la "Morici immobiliare", la "Coling spa", l'impresa individuale Morici Vincenzo e l'impresa individuale Morici Francesco. Il provvedimento riguardò anche nove partecipazioni societarie: quota della Coling spa della Trapani Infrastrutture portuali; quota intestata alla Morici Francesco della Litoranea nord scarl; quota intestata alla Coling spa della Funivia scarl; quota intestata alla Coling spa della Sperone scarl, quota intestata alla Coling spa della Torre ascensori scarl, quota intestata alla Morici Vincenzo della Eumede srl; quota intestata alla Morici Vincenzo della Port service srl; quota intestata a Morici Francesco della Traghetti delle isola spa; quota della Touring service e consulting.
Il gruppo dei Morici, secondo gli inquirenti, si sarebbe messo d’accordo con le cosche per aggiudicarsi la gara di ristrutturazione del porto di Trapani, tra il 2001 e il 2005, in vista della pre regata della Coppa America. Il gancio politico sarebbe stato il senatore Antonio D'Alì, Forza Italia.