Maltrattamenti in famiglia (e in particolare contro la moglie) è l’accusa dalla quale si deve difendere, davanti al giudice monocratico Matteo Giacalone, il 44enne appuntato della Guardia di finanza Biagio Foderà, mazarese, che lo scorso 20 dicembre è già stato condannato dal giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte a sei anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per lesioni gravissime in danno della moglie.
A quest’ultima, infatti, secondo l’accusa, il 12 gennaio 2010, con calci e pugni, il Foderà avrebbe procurato la rottura della milza, poi asportata in ospedale. Teatro dei fatti è stata la loro abitazione di Mazara.
La donna, in fase d’indagine, aveva dichiarato di essersi fatta male accidentalmente, a seguito di una caduta tra le mura di casa, ma il 23 giugno 2016, in aula, in lacrime, dichiarò che fu il marito a picchiarla, dopo che lei confessò una passione per un altro uomo.
A ribadire agli inquirenti la tesi dell’accidentalità erano stati anche i familiari (genitori e fratelli) di Antonia Castelli. Ma dalle intercettazioni telefoniche effettuate sulle utenze del nucleo familiare, gli investigatori trassero la convinzione che a provocare quelle gravi lesioni alla donna sarebbe stato il marito. Per gelosia. Adesso, sugli sviluppi della prima indagine, c’è anche l’accusa di maltrattamenti. Anche in questo caso, il processo si è avviato con la deposizione del luogotenente Lubrano, ex responsabile della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura marsalese, che ha condotto l’indagine. Pubblico ministero, in entrambi i processi, il sostituto procuratore Giulia D’Alessandro. Rispondendo alle sue domande, il luogotenente Lubrano ha ripercorso le fasi in cui ha conosciuto Foderà e la moglie. Ricordando l’iniziale reticenza di quest’ultima sui fatti del 12 gennaio 2010. Decidendosi a parlare solo dopo gli “ulteriori maltrattamenti subiti dal marito nel 2015”. E cioè, ha detto l’investigatore, quando “non ce l'ha fatta più” ed è “venuto fuori tutto quello che doveva dire sia la vera vicenda del 2010 che i maltrattamenti subiti”.