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29/10/2017 09:34:00

Continua a Marsala il processo per truffa e falso all'amministratore della Sicilfert

Altri autisti dell’Aimeri Ambiente sono stati ascoltati, in Tribunale, nel processo che davanti al giudice monocratico Iole Moricca vede imputato, per truffa e falso materiale e ideologico, il marsalese Pietro Foderà, 33 anni, amministratore della Sicilfert.

E anche questi ultimi testi hanno confermato che dalla pesature effettuate autonomamente dall’Aimeri e da quelle, invece, fatte alla Sicilfert emergevano “differenze fino a 250 chili”.

Foderà, infatti, è accusato di avere “barato” sul peso dei rifiuti (organico) conferiti dai mezzi dell’Aimeri per conto dell’Ato Tp1. Fatti sui quali ha indagato il commissario capo dei vigili urbani Vincenzo Menfi.

Tra i diversi Comuni costituitisi parte civile, c’è anche Marsala, rappresentato dall’avvocato Luigi Cassata, che nel corso del processo ha chiesto e ottenuto di citare la Sicilfert come “responsabile civile”.

Gli altri Comuni parte civile sono Paceco, Erice, Valderice, Alcamo, Custonaci, Calatafimi, Castellammare del Golfo. Parte civile, naturalmente, anche l’Aimeri Ambiente. Le bilance non erano truccate, ma è emerso che il peso lordo dei mezzi che trasportavano i rifiuti veniva memorizzato nel sistema e poi richiamato utilizzando il relativo numero identificativo, sostituendo, però, in diversi casi, il peso del mezzo in uscita con quello di un altro mezzo meno pesante. Con una “tara” minore, quindi, secondo l’accusa, il peso netto dei rifiuti in entrata risultava maggiore di quello reale. Sarebbe stato così alterato lo scontrino rilasciato agli autisti, sul quale era indicato un peso netto maggiore rispetto a quello effettivamente trasportato. E siccome la Sicilfert viene pagata a peso, gli incassi dell’azienda sarebbero stati superiori a quelli dovuti. A difendere Pietro Foderà sono gli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida, che giudicano “infondate” le accuse e spiegano che la cifra contestata nell’atto di accusa, come incasso non spettante, è di 2.374 euro. “Le differenze riscontrate dall’Aimeri nelle pesature effettuate dalla stessa, qualora fossero fondate – affermano i due legali – non sono tali certamente da far pensare che fossero mirate a trarre un ingiusto profitto e trovano senza dubbio spiegazione nell’uso dei mezzi, che comporta anche il consumo di carburante o la perdita di rifiuti per strada. In un caso, infatti, la differenza è solo di 80 chilogrammi. Il profitto, per l’azienda, sarebbe stato irrisorio”.