E’ con grinta, ma anche con compostezza, che il 47enne Giuseppe De Vita, gestore, insieme alla moglie Ombretta Nizza, del lido accanto alle due torri di San Teodoro, si è difeso davanti al giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte.
E’ accusato di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Accuse con le quali, lo scorso 8 ottobre, è stato arrestato dalla polizia all’interno del suo lido. “Ho soltanto difeso i miei diritti – ha dichiarato De Vita in aula - non impedisco a nessuno il passaggio sul bagnasciuga, purché non pretenda di passare in bicicletta, o con cani o cavalli. Spesso, invece, mi trovo davanti a persone che vogliono fare cose che sulla base della concessione demaniale non possono fare. E quando glielo facciamo notare, c’è chi risponde: io sono carabiniere, io sono poliziotto, io sono il tenente colonnello… io sono avvocato…”.
L’8 ottobre, De Vita è stato arrestato a seguito dell’animata discussione scatenatasi con un gruppo di ciclisti amatori (“Le pantere della polizia bike”) che si era fermato per scattare alcune foto. “Sia io che il mio bagnino – ha detto De Vita – abbiamo detto che non potevano scattare foto alle strutture del lido e ai nostri clienti. Ciò per ragioni di privacy”.
All’imputato, difeso dall’avvocato Giacomo Frazzitta, si contesta, inoltre, di aver strappato dalle mani del poliziotto palermitano in veste di ciclista amatore, il sovrintendente Luigi Guastella, il documento d’identità che questi aveva chiesto al bagnino.
“In quel momento – si è difeso De Vita – non sapevo che fosse un poliziotto, anche se è vero che l’ho definito cretino. E non è vero che all’arrivo della pattuglia dei poliziotti non volevo dare i miei documenti. Non li volevo dare al poliziotto vestito da ciclista…”.
Nella precedente udienza il sovrintendente Guastella aveva dichiarato: “De Vita è arrivato come una furia e mi ha strappato dalle mani la carta d’identità del bagnino che ci aveva detto che non potevamo fare foto. Senza, per altro, spiegarci il perché. Eravamo in 38, ma arrivati nei pressi del lido uno di noi ha forato. Ci siamo, quindi, fermati. E una ragazza del nostro gruppo è andata sul bagnasciuga per scattare qualche foto. Al diniego, sia la signora, funzionaria del Demanio, che io, abbiamo spiegato che il bagnasciuga è pubblico. De Vita – continuava il poliziotto – si è lasciato andare al turpiloquio e mi ha detto cretino anche alla presenza degli agenti della Volante arrivati dopo che abbiamo chiamato il 113”.
Il gestore del lido fu, quindi, arrestato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Poi, dopo la convalida e il ritorno in libertà, su richiesta del pm Antonella Trainito, gli è stata applicata la misura cautelare del divieto di dimora nel suo lido. Di recente, il divieto è stato revocato.