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01/11/2017 08:12:00

Stragi di mafia, indagini su Berlusconi e Dell'Utri. Tutta roba vecchia, di nuovo c'è...

 Molta roba vecchia, nota non solo ad avvocati e pm, ma anche, ormai, agli storici. Più una mezza intercettazione "nuova", ma sulla quale si può discutere per ore per capirne il senso. Ecco cosa c'è nelle indagini su Berlusconi e Dell'Utri come possibili mandanti delle bombe mafiose del 1993. I due ritornano ad essere indagati dopo che altre Procure avevano aperto, negli anni, diversi fascicoli, tutti finiti in un vicolo cieco. 

Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono indagati per le stragi di mafia del 1993 come possibili mandanti occulti degli attentati a Firenze, Roma e Milano. Il capo della procura del capoluogo toscano, Giuseppe Creazzo, ha già ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo che era stato archiviato nel 2011. Sono stati così disposti nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia. Agli investigatori è stato chiesto di passare al setaccio le parole pronunciate in carcere dal boss Graviano, intercettato dai pubblici ministeri palermitani del processo sulla ‘trattativa Stato-mafia’, mentre parlava con un compagno di cella nel carcere di Ascoli Piceno, forse dell’ex presidente del Consiglio e dell’ex senatore di Forza Italia, che sta scontando una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.


Le intercettazioni, con molti omissis, sono state depositate al processo di Palermo, nel giugno scorso.   “Ascoltato” durante l’ora d’aria per mesi, per i pm Graviano avrebbe in più occasioni fatto cenno o chiamato in causa Silvio Berlusconi, dal padrino definito col diminutivo “Berlusca”. “Non ha mai pronunciato quella parola”, ha dichiarato nei giorni scorsi il legale di Dell’Utri, l’avvocato Giuseppe Di Peri, che ha incaricato un esperto di riascoltare i dialoghi registrati arrivando a conclusioni assai diverse. Il nastro è stato depositato agli atti del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, in cui Dell’Utri è imputato. La parole detta dal boss, per il tecnico della difesa, sarebbe “benissimo” o “bravissimo”. Una differenza non di poco conto visto che, secondo l’accusa, Graviano avrebbe sostenuto, parlando col co-detenuto Umberto Adinolfi, che “Berlusca” avrebbe ricevuto una cortesia da Cosa nostra. E che la mafia avrebbe, per l’ex premier, fatto le stragi. “Berlusca mi ha chiesto questa cortesia… per questo c’è stata l’urgenza. Lui voleva scendere… però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa”, è la frase trascritta dall’esperto della Procura. Linguaggio criptico che per i pm è una chiara allusione alle stragi del ’92 che vedrebbero l’allora imprenditore, già intenzionato a scendere in campo, come ispiratore e la mafia come esecutrice, nel tentativo di dare una spallata alla vecchia politica, già in bilico per Tangentopoli.


Nei suoi dialoghi con Adinolfi, Berlusconi viene descritto da Graviano come un traditore. “Quando ha iniziato negli anni ’70 ha iniziato con i piedi giusti, mettiamoci la fortuna che si è ritrovato ad essere quello che è. Quando lui si è ritrovato un partito così nel ’94 si è ubriacato e ha detto ‘Non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato’. Pigliò le distanze e ha fatto il traditore”, racconta il boss ad Adinolfi. Un Berlusconi ingrato, quello descritto da Graviano, che lascerebbe marcire al carcere duro persone innocenti che per lui si sono sacrificate, dunque, mentre sarebbe disposto a pagare il silenzio delle “buttane“, dice il capomafia.

Adesso i pm palermitani le hanno inviate ai colleghi di Firenze. Toccherà a una nuova perizia stabilire se quei riferimenti erano a Berlusconi e a Forza Italia. Il legale di Berlusconi, l’avvocato Nicolò Ghedini, ha replicato parlando di “illazioni e notizie infamanti prima del voto, non avendo mai avuto alcun contatto il presidente Berlusconi, né diretto né indiretto, con il signor Graviano”.