Via libera del Csm alla risoluzione che mette nero su bianco alcune prassi – tra cui la decadenza o la limitazione della potesta’ genitoriale – gia’ utilizzate negli uffici giudiziari per tutelare i minorenni che appartengono a famiglie della criminalita’ organizzata. Il plenum ha approvato all’unanimita’ il documento presentato dalla Sesta Commissione (relatori i togati Ercole Aprile e Antonello Ardituro) che sara’ ora trasmesso ai presidenti delle Camere, al ministro della Giustizia, alla Commissione parlamentare antimafia, al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.
Nella risoluzione si evidenzia che, soprattutto nelle regioni meridionali, e’ frequente il coinvolgimento di minori in attivita’ illecite legate ad associazioni criminali, spesso di tipo mafioso: negli uffici giudiziari, dunque, si e’ affermata la tendenza ad adottare con sempre maggiore frequenza provvedimenti di decadenza o limitazione della potesta’ genitoriale – fino ad arrivare alla dichiarazione di adottabilita’ – e di collocamento del minorenne in strutture esterne al territorio di provenienza, per spezzare il legame con i condizionamenti socio-ambientali.
La famiglia di origine, in questi casi, viene vista come “famiglia maltrattante” che, per le modalita’ con cui “educa” i figli, ne compromette lo sviluppo. I
l Csm sottolinea che i provvedimenti sulla potesta’ genitoriale, “pur costituendo l’extrema ratio”, possono divenire “indispensabili per salvaguardare il superiore interesse del minore ad uno sviluppo psico-fisico rispettoso dei valori della convivenza civile”. Nel documento si chiede un riassetto normativo che investa anche il giudice penale, il quale, nei casi di condannati per associazione mafiosa, avra’ l’obbligo di fare una segnalazione all’autorita’ giudiziaria per i minorenni, affinche’ valuti la necessita’ di adottare provvedimenti relativi alla potesta’ genitoriale.
Inizialmente, la risoluzione suggeriva l’introduzione della pena accessoria della decadenza dalla potesta’ genitoriale per i reati associativi di tipo mafioso, ma questo punto e’ stato modificato con un emendamento. “Una soluzione su temi cosi’ delicati non deve gravare solo sulla giurisdizione – ha detto il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini in plenum – la risoluzione fa una scelta netta, pur circondata da molte cautele, che vede al centro l’interesse del minore, in linea con i principi costituzionali.
Questo documento parte da un’esperienza sofferta di alcuni uffici giudiziari e si incarica di dare indirizzi: vi e’ una rinnovata attenzione – ha concluso – per l’esperienza insostituibile della giustizia minorile”. Anche il presidente della Sesta Commissione, Ercole Aprile, ha voluto ricordare il “lavoro svolto in silenzio da colleghi la cui sicurezza e incolumita’ talvolta e’ a rischio”, mentre il togato Antonello Ardituro ha sottolineato che, in molte realta’ del Paese, soprattutto al sud, “sono i bambini a fare da palo nelle piazze dello spaccio, come nelle ‘case dei puffi’ di Scampia”.