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15/11/2017 06:00:00

Erice, l'antimafia che non va: coop vince un bando per un supermercato in gestione, ma...

Formano una cooperativa,  vincono un bando del Comune di Erice per avere in gestione un ex supermercato confiscato alla mafia. Sono pronti ad iniziare a lavorare. Ma da mesi aspettano, e adesso scoprono che il Comune il bando lo ha ritirato.

  E' l'amara storia raccontata da alcuni ex dipendenti del Gruppo 6 Gdo, l'azienda leader nella distribuzione in provincia di Trapani confiscata al mafioso di Castelvetrano Giuseppe Grigoli. L'azienda adesso è di proprietà dello Stato, che la gestisce attraverso la non sempre efficente Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati. In pratica, l'Agenzia ha da un lato questi ex supermercati in parte chiusi, e da riaprire, o da dare in gestione, e poi ha dall'altro lato i lavoratori del Gruppo 6Gdo che ormai da anni sono disoccupati, e finché non torneranno ad avere un reddito saranno la testimonianza vivente di quella credenza popolare che vuole che la mafia dà lavoro, mentre lo Stato lo toglie.

Per fortuna c'è la legge, e la legge consente di salvare capra e cavoli, dato che le recenti riforme in materia di beni confiscati permettono alle cooperative formate da ex dipendenti di un'azienda confiscata di avere in gestione un bene, o un complesso di beni, o un'azienda, a costo zero. Così fanno i tre protagonisti di questa storia: Alessandro D'Angelo, Antonino Chiaramonte e Daniele Russo.

"E' l'Agenzia che ci contatta - spiegano i tre - e, nella sede di Palermo, alla presenza anche delle organizzazioni sindacali, ci fa la proposta: voi tre siete senza lavoro, formate una cooperativa, e tornate a fare quello che sapevate fare: gestire un supermercato". E il supermercato? "Ve lo diamo noi - rispondono dall'Agenzia - perché ce n'è uno chiuso e vandalizzato ad Erice, in Via Convento San Francesco di Paola".

Non solo, gli ex lavoratori hanno diritto anche a richiedere, sempre a titolo gratuito, le attrezzature necessarie al supermercato, di proprietà dell'Agenzia, e custodite presso il Centro Distribuzione di Castelvetrano, che altrimenti si perderebbero (e in parte si sono già perse...). 

Per i tre è un sogno che si realizza, almeno così sembra: basta fare la cooperativa, avere il locale, chiedere un prestito o qualche misura di aiuto (ce ne sono tante) e si può ricominciare a lavorare, magari assumendo persone, perché un supermercato mica si può gestire in tre...

Così formano la cooperativa, si chiama CDR Group, dalle loro iniziali. L'atto viene fatto dal Notaio il 16 Febbraio del 2017.  Il 23 Febbraio, una settimana dopo fanno la formale richiesta di acquisizione del bene aziendale in questione, l'ex supermercato di Erice. 

Non avevano fatto però i conti con il Comune di Erice, che è l'ente al quale il bene appartiene, in questa disciplina non molto chiara dove i ruoli si confondono e le responsabilità non sono chiare (e dove ogni ente, a quanto pare, pensa non tanto all'efficenza, quanto all'immagine...).   L'Agenzia scrive al Comune di Erice, facendo presente la situazione, e il Comune si adopera di conseguenza, con una delibera del 22 Marzo 2017, la numero 68, con la quale si decide "la destinazione del bene agli ex dipendenti del gruppo GDO, per il tramite della nuova cooperativa CDR Group". Qui sotto c'è l'estratto della delibera, cliccando qui o sull'immagine potete anche vederla per intero. 

All'Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati neanche sembra vero. Si sbarazzano in un colpo solo di un bene da gestire che sta infradicendo e di alcuni lavoratori che non ha dove mettere. Cede subito il bene al Comune di Erice, affinchè lo assegni alla nuova cooperativa. E' il 21 Aprile. 

Qui cominciano i problemi. Innanzitutto ci sono le elezioni, Giacomo Tranchida passa il testimone a Daniela Toscano. E solo il 21 Giugno il Comune con delibera incarica gli uffici competenti all'avvio e alla conclusione della procedura di assegnazione del bene. 

  Il dirigente che gestisce tutto è l'architetto Pietro Pedone, noto paesaggista, marsalese. Pedone è infatti responsabile del quinto settore (lavori pubblici, eccetera...) del Comune di Erice. Come prima cosa Pedone emana un bando per l'assegnazione del bene. E nel bando è previsto il pagamento di un canone al Comune. Come? La legge non prevede che tutto deve essere gratuito? "Il dirigente ci spiega che il canone è simbolico, 1200 euro l'anno, cento euro al mese - ricordano i tre lavoratori - e che serve per opere di utilità sociale". La cooperativa non si ferma per così poco. Partecipa, ed è l'unica. E vince. Il 31 Luglio c'è la determina, e poi un'altra delibera di Giunta, il 9 Agosto, che assegna in via definitiva il bene. C'è anche la consegna delle chiavi. Viva. Il verbale di aggiudicazione lo potete leggere cliccando qui. 

 

L'atto successivo? Dovrebbe essere il contratto. Ma passa un giorno, passa un altro, questo contratto non arriva mai. Nonostante la gara vinta, nonostante la delibera, la consegna delle chiavi, le passerelle sui giornali in nome della legalità e dell'antimafia. C'è solo una bozza di convenzione. "E su quella bozza - raccontano i tre lavoratori - il Dirigente del Comune, Pedone, comincia ad apportare modifiche su modifiche". Perché? Il dirigente preferisce non parlare. Fonti interne all'Amministrazione Comunale, però, parlano di una "normativa poco chiara"e di attività sociali collegate all'attività da mettere in campo per giustificare i fini sociali dell'impresa, dal Banco Alimentare, alla raccolta differenziata.  Il busillis sarebbe il ruolo della cooperativa: se è di utilità sociale o meno, e quanti e quali progetti sociali intende sviluppare.  E purtroppo nessuno aiuta il Comune a fare chiarezza. 

Da Agosto si arriva a Settembre, poi a Ottobre. I lavoratori hanno fatto debiti, preso impegni, contavano di poter aprire entro l'estate, poi entro Natale, hanno linee di credito aperte che rischiano di sfumarsi, dato che l'attività non parte. Chiedono invano al Comune di accelerare i tempi, mentre l'Agenzia si disinteressa completamente della vicenda. Morale? "Il 19 Ottobre riceviamo una raccomandata, sempre da Pedone. Ed è incredibile: ci dice che l'assegnazione del bene è stata revocata, e vuole indietro le chiavi". Motivo? Il dirigente ritiene che 100 euro al mese di canone "simbolico" siano pochi. E stima un valore di mercato: 2680 euro al mese. "Gli rispondiamo che forse non conosce bene la legge, la 159 del 2011, che prevede che per le cooperative di ex lavoratori di aziende confiscate il canone per l'affitto di aziende a loro volta pure confiscate sia gratuito". Ma non è solo questo il punto: come fa un dirigente a revocare una atto di concessione della Giunta? E perchè in tutto ciò la stessa Giunta o il Sindaco Toscano non prendono posizione?

"In ballo ci sono i nostri soldi, il nostro futuro - racconta Alessandro D'Angelo - gli otto posti di lavoro che pensavamo di creare. E soprattutto in ballo c'è il senso stesso dell'azione antimafia, considerato che noi siamo nel network di Libera e che era previsto che nel nostro supermercato fosse dato ampio risalto ai prodotti di Libera Terra". 

Morale: il 18 Novembre il Comune di Erice,  molto probabilmente revocherà l'assegnazione del supermercato. Si interrompe una piccola storia di riscatto che, in tempi di grande confusione come questi, avrebbe significato molto. "Noi probabilmente questo supermercato non lo apriremo mai. Non ci possiamo permettere di pagare un canone così oneroso. Tutto ciò è illegale. Non ci resta che denunciare tutto alla Procura della Repubblica" è l'amaro commento dei lavoratori.