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15/11/2017 07:07:00

Processo omicidio Mirarchi. Compagna dell’imputato e fratello si contraddicono in aula

 Contraddizioni e secondo le parti civili anche un “atteggiamento reticente”. Si può sintetizzare così la testimonianza di Rosa Abate, compagna di Nicolò Girgenti, e del fratello Vincenzo Abate, nel processo per l’omicidio del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi, ferito a morte, la sera del 31 maggio 2016, in contrada Ventrischi, a Marsala, davanti ad una serra all’interno della quale furono poi scoperte 6 mila piante di canapa afgana.

In aula, Vincenzo Abate, forse nel tentativo di “smarcarsi” dai protagonisti di questa storia, ha detto di non aver avuto, a causa di dissidi familiari, molti contatti con la sorella. E quindi di non conoscere bene i rapporti tra la sorella e il Girgenti. Poco dopo, però, Rosa Abate ha invece dichiarato di essere stata spesso con il fratello (per altro, titolare delle serre vicine a quelle in cui fu trovata la marijuana), pranzando o uscendo insieme. Anche con Girgenti. A questo punto, il presidente Piero Grillo ha disposto un confronto tra i due testimoni, che però, rispondendo alle domande anche del pm Anna Sessa, dei legali di alcuni dei legali di parte civile (Piero Marino, Giacomo Frazzitta, Roberta Tranchida e Walter Marino) e della difesa (Genny Pisciotta), sono sostanzialmente rimasti sulle loro posizioni. Vincenzo Abate ha, inoltre, dichiarato di avere visto l’auto del Girgenti parcheggiata davanti alle serre nel marzo 2016. Un paio di mesi prima dell’omicidio. E questo particolare Abate l’aveva riferito agli investigatori quando fu ascoltato subito dopo i fatti. Ma quando Girgenti, accusato di essere uno dei killer (almeno due secondo l’accusa), lo venne a sapere avrebbe detto alla compagna: “Devi dire a tuo fratello che in quel periodo avevo l’auto dal meccanico. Allora aveva un furgoncino. Non può avermi visto con l’auto. Se lui non ritratta, io lo querelo”. Su questo punto, però, Vincenzo Abate non ha cambiato versione.