L’ingegnere Leonardo Carpinteri è stato il teste ascoltato, in Tribunale, a Marsala, nel processo che vede imputati per bancarotta fraudolenta l’ex presidente di Confindustria Trapani, Davide Durante e il fratello Nino.
Nel 2012, Carpinteri fu incaricato di redigere uno studio di fattibilità sulla “ristrutturazione” delle società, poi dichiarate fallite, dei Durante e di Adriana Genovese, 55 anni, che ha già patteggiato una condanna a poco più di un anno.
A chiedere e ottenere la testimonianza è stata la difesa (avvocati Stefano Pellegrino, Antonio Atria e Cettina Coppola) nel tentativo di dimostrare che i Durante non avevano intenzione di arrivare al fallimento delle loro aziende. E Carpinteri, in aula, ha confermato di essere stato incaricato dalla Genovese per uno “studio di fattibilità” sull’ipotesi di fusione delle due società in difficoltà (“Calcestruzzi Santa Ninfa” e “Bitumedil”) in un’altra società al fine di “ottimizzare e ridurre i costi e quindi garantirne la sopravvivenza”. Il processo ai fratelli Durante era entrato nel vivo nell’ottobre 2016 con la deposizione del curatore fallimentare Giovan Vito Struppa, dalla cui relazione è nata l’indagine. Secondo la Procura (indagini della sezione di pg della Guardia di finanza), la Genovese, nella qualità amministratore unico della fallita “Conglomerati Santa Ninfa”, Nino Durante come socio di maggioranza della stessa azienda, nonché socio anche della “Calcestruzzi Santa Ninfa”, e Davide Durante, come amministratore e socio della “Bitumedil”, amministratore della “Elettrosud” e socio della “Calcestruzzi Santa Ninfa”, pur consapevoli dell’effettiva situazione patrimoniale della società “Conglomerati santa Ninfa”, tutt’altro che solida, avrebbero “distratto” dalle casse sociali circa 369 mila euro. Ciò con pagamenti a terzi per obbligazioni assunte dalle società “Bitumedil”, “Elettrosud” e “Calcestruzzi Santa Ninfa”. E inoltre con versamenti sui conti correnti delle stesse società. Avrebbero, insomma, svuotato le casse della società che stava per fallire, o che comunque era in gravi difficoltà economiche, facendo così venire a mancare quelle liquidità necessarie probabilmente per pagare i creditori. Nel processo è parte civile la curatela fallimentare, rappresentata dall’avvocato Giovanni Galfano.