Un colpo a favore della difesa, almeno di un imputato, nel processo che in Tribunale, a Marsala, vede imputati per una tentata rapina in villa alla periferia di Mazara i campobellesi Vito Daniele Beltrallo, di 25 anni, e Antonino Pilato, di 22.
Un consulente della polizia scientifica ha, infatti, affermato che “nell passamontagna e in un guanto non ci sono tracce di Dna di Beltrallo”. A difendere quest’ultimo sono gli avvocati Stefano Pellegrino e Katia Titone, mentre legale di Pilato è Francesco Sammartano.
I fatti oggetto del processo risalgono alla sera del 17 ottobre 2013, quando tre malviventi tentarono una violenta rapina in una villa, sfumata solo per la coraggiosa reazione della moglie del proprietario. Secondo l’accusa, per farsi aprire la porta della villa, Pilato si sarebbe spacciato per un militare della Guardia di finanza. Con la scusa che avrebbe dovuto notificare un verbale. Ma quando il proprietario della villa aprì il cancello, alle spalle del finto militare delle Fiamme Gialle sbucarono subito due complici, tra cui un minore (F.S.), che, pistole in pugno, e con volto coperto da passamontagna, immobilizzarono sia l’uomo che il figlio, che nel frattempo si era avvicinato al padre. La moglie, che era rimasta all’interno dell’abitazione, vide la scena a distanza e reagì con grande coraggio. Probabilmente d’istinto, mentre marito e figlio erano bloccati sulla soglia d’ingresso, la donna chiuse con forza la porta in faccia ai rapinatori che stavano entrando in casa, ferendo allo zigomo uno di loro. Azionando, inoltre, il dispositivo di sicurezza di cui era dotata la villetta. L’allarme spaventò i malviventi, che si diedero a precipitosa fuga a bordo di una Fiat Punto di colore bianco. Poco dopo, però, il mezzo fu intercettato dalla polizia in via Vittorio Veneto. L’utilitaria fu così bloccata e per i tre scattò l’arresto.