Mettiamocelo bene in testa: Cosa nostra non è Dinasty e non è neanche il Vaticano. Morto un papa se ne fa un altro, vero. Ma morto Totò Riina non ce ne sarà un altro. Per tanti motivi. Il principale è che nella storia ormai terminale di Cosa nostra Riina ha rappresentato un'eccezione, un capo feroce che ha fatto pulizia dei suoi avversari, sterminandoli. Riina, paradossalmente, è quello che ha sancito la fine di Cosa nostra. Perché da un lato, eliminando tutti i suoi avversari interni, ha decimato l'organizzazione. Dall'altro lato la sua guerra allo Stato ha portato lo Stato stesso, nel 1992, a reagire, finalmente. E da allora i più importanti boss sono in galera, marciscono come ha fatto lui al 41 bis, e non c'è nessuna riunione che si può convocare per stabilire chi sarà il prossimo capo. E' ovvio che qualcuno ci proverà, come ci hanno già provato negli ultimi anni. Ma saranno o mafiosi derelitti delle poche famiglie ancora in piedi, specialmente a Palermo, o personaggi in cerca d'autore, quasi dei mitomani.
Con Riina muore un'epoca? Si, ma è morta da tempo, quell'epoca lì, dal suo arresto. Muore un'idea di mafia estramamente violenta e centralizzata. Già da tempo quella mafia non esiste più. Quelli che cercano di dare un grande rilievo alla morte di Riina nella storia criminale italiana, scambiano la mafia per il Trono di Spade, e fanno anche, incosapevolmente, l'apologia di Riina. E non è vero che Riina comandava dal carcere l'organizzazione. Era al 41 bis, non comunicava con l'esterno, negli ultimi anni non era neanche lucido. Dare un messaggio cifrato al figlio durante un colloquio in carcere è una cosa, e ci può stare. Comandare un'intera organizzazione, dal 41 bis, è impossibile.
E Messina Denaro non può essere il nuovo capo di Cosa nostra per un altro motivo. Non solo perchè la "cupola" non ha come riunirsi, ma anche perchè difficilmente i mafiosi di Palermo accetterebbero di avere un capo, riconosciuto come tale, non proveniemte da Palermo o dall'hinterland. E' questo un dato fondamentale per chi conosce bene la storia di Cosa nostra. Un mafioso palermitano non accetterebbe mai di farsi guidare da un boss del Belice.
E quindi? E quindi possiamo dire ciò che sappiamo, e non è poco: Matteo Messina Denaro, se è vivo, è di fatto il capo di fatto di quel che resta di Cosa nostra. A Palermo e nel resto della Sicilia è "sintuto", ascoltato, ma non è un capo. Nessuno lo ha riconosciuto, nè lo riconoscerà. Ma la cosa non deve stupire. Anche Bernardo Provenzano, dopo l'arresto di Riina, nel 1993, non fu mai riconosciuto come capo della cupola mafiosa.
Succcederà qualcosa dopo la morte di Riina? Certo. Riina era il capo di Cosa nostra, ma per molti era anche una sorta di "tappo". La sua morte spinge pertanto qualcuno a riorganizzarsi, ma, ripetiamo, si tratta di boss della mafia che fu. Prepariamoci: verranno presi quasi subito, magari durante proprio la riunione nella quale devono decidere il capo. Altri agiranno da cani sciolti, magari saranno più pericolosi.
Con Riina finisce Cosa nostra? Quasi. Rimane poco di Cosa nostra in giro. I boss mafiosi sono tutti in prigione, quelli scarcerati tornano a "mafiare" e vengono presi subito. L'ultimo erede è proprio quel Matteo Messina Denaro che Riina chiamava "il mio gioiello", dato che lo ha formato, durante la sua latitanza a Castelvetrano e Mazara del Vallo, ma dal quale si era ultimamente allontanato, almeno se ci basiamo sulle ultime intercettazioni in carcere. Il 4 settembre 2013 Riina in carcere dice: “Una persona responsabile ce l’ho e sarebbe Messina Denaro, però che cosa per ora questo, che io non so più niente. L’unico ragazzo che poteva fare qualcosa perché era dritto… Non ha fatto niente… un carabiniere… io penso che se n’è andato all’estero”. Una sorta di scomunica per quello che una volta Riina aveva definito il suo "gioeillo".
Con Riina finisce la mafia? Ovvio che no. Continua con altre forme. che non riusciamo nè a definire, nè a perseguire. Un contesto di mafia leggera, una "Cosa grigia" che è la mafia dei colletti bianchi.