Ieri a Corleone è avvenuta la tumulazione della salma di Totò Riina. Non c'è stato alcun funerale, ma solo una brevissima cerimonia. La bara con le spoglie di Totò Riina è stata sotterrata a Corleone. Il feretro con la salma del capo di Cosa nostra è giunto al cimitero intorno alle 8. Il carro funebre è entrato al camposanto da un ingresso laterale, per sfuggire ai fotografi e giornalisti che da due giorni si trovavano davanti all'ingresso del cimitero. Per l'ex capo mafioso solo una benedizione e nessuna cerimonia religiosa.
La salma è stata benedetta all'interno della cappella del camposanto, prima di essere inumata nella tomba della famiglia Riina, poco distante dalla tomba dell'altro storico padrino corleonese, Bernardo Provenzano, e dal monumento che custodisce le spoglie di Placido Rizzotto, il sindacalista ucciso dalla mafia nel 1948. Al rito erano presenti i figli di Totò Riina: Salvatore, Maria Concetta e Lucia. I familiari circondati da polizia e carabinieri si sono allontanati velocemente su una Fiat Punto senza dire una parola ai giornalisti presenti.
Ecco come la racconta La Stampa oggi in edicola:
Ha gli occhi asciutti e gonfi Ninetta Bagarella quando – vestita a lutto dalla testa ai piedi - fa il segno della Croce davanti alla bara del marito che viene portata giù nella tomba di famiglia del piccolo cimitero di Corleone. Un Cristo in ottone è saldato alla bara di mogano, assieme alla targa su cui è inciso il nome del defunto: Totò Riina: 6 novembre 1930 –17 novembre 2017. Sono le 9.15, e così finisce la storia del Capo dei Capi, il superboss chiamato la Belva.
FACEBOOK. Facebook ha chiesto scusa alla famiglia del 'capo dei capi' Totò Riina per aver cancellato per errore alcuni messaggi di condoglianze postate sul social network dopo la morte del boss. Una portavoce di Facebook ha spiegato che "i post erano stati eliminati per errore e adesso sono stati ripubblicati". Subito dopo la morte di Riina centinaia di persone avevano postato commenti di condoglianze sulla pagina Facebook del figlio Salvo. In tantissimi avevano anche messo un 'like' al messaggio. Tanti utenti non facevano cenno allo spessore criminale del boss. Questi commenti avevano provocato le lamentele da parte di alcuni utenti del social network ed erano partite segnalazioni per "violazione degli standard di Facebook". La società fondata da Mark Zuckerberg ha specificato che le regole del sito non consentono contenuti che esprimono "sostegno a leader di organizzazioni coinvolte in comportamenti violenti, attività terroristiche o organizzazioni criminali". I messaggi arrivati sulle pagine dei familiari di Riina, per il social network, non rispettavano la "policy" aziendale perché contenevano espressioni apologetiche nei confronti della mafia.
FAKE NEWS. Maria Elena Boschi e Laura Boldrini al funerale di Totò Riina. La fake news da oltre 1000 condivisioni in poco più di ventiquattr’ore fa infuriare la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio e buona parte del Pd. La bufala si diffonde dal profilo Facebook di Mario De Luise, che sceglie come foto principale una locandina che inneggia al M5s e questo scatena l’ira di diversi esponenti del Partito Democratico. Impossibile stabilire chi sia l’autore effettivo, né se sia legato ai Cinque Stelle, ma dalla bacheca di De Luise diventa virale. E il suo gesto manda su tutte le furie Boschi e altri rappresentanti dem, mentre i Cinque Stelle prendono subito le distanze e annunciano di aver segnalato l’account per uso improprio del simbolo.
“Guardate questo profilo, spero falso. Guardate che schifo. Sono mesi che subisco e subiamo di tutto, ma qui si passa il limite”, scrive la sottosegretaria sui social postando a sua volta quell’immagine che la ritrae con la presidente della Camera, all’eurodeputato David Sassoli e al senatore Francesco Verducci durante un funerale. Ovviamente non quello di Riina, visto che le esequie del capo dei capi non si sono neanche tenute.
A spiegare dove sia stata scattata la foto è proprio il senatore dem Verducci: “In rete gira questa foto. La posta un tale che ha nella sua immagine profilo il logo di una tristemente nota sigla politica. Io ricordo bene questa foto. Eravamo nel Duomo di Fermo, era domenica pomeriggio. Era il 10 luglio del 2016 – spiega il parlamentare del Pd – Partecipavamo alle esequie di Emmanuel, ragazzo nigeriano che, fuggito dalla guerra, ha trovato una morte ingiusta da noi in seguito ad una colluttazione nata da un epiteto razzista. Fu un momento di tributo e commozione, in nome della vita”.
Contro lo scatto postato sulla bacheca di De Luise anche Alessia Morani, Michele Anzaldi ed Ernesto Carbone. Tutti contro il M5s al quale si chiede di prendere le distanze. La replica del Movimento era in realtà già arrivata: “È inaccettabile attribuire al Movimento 5 Stelle una foto che circola su Facebook. Si tratta di una fake news che nulla ha a che vedere con noi: la riteniamo assolutamente offensiva e inappropriata – spiegano in una nota il gruppo parlamentare – Provvederemo, come sempre in casi del genere, a segnalare l’account per uso improprio del simbolo”.