“Ti ammazzo con il martello”, “Ti butto dalla finestra”, “Guarda che finirà male”. Sarebbero state queste alcune delle frasi minacciose che un 68enne marsalese (S.A.C.) avrebbe rivolto alla moglie (I.C., di 62), più volte picchiata e costretta a subire atti sessuali anche quando non ne aveva voglia.
Fin quando la donna, dopo essere stata anche chiusa in casa (a liberarla fu la polizia, a cui la vittima chiese aiuto per telefono), non ha deciso di fuggire da casa. Adesso vive in una struttura protetta, mentre il presunto bruto è finito sotto processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Alla prima udienza, però, non si è fatto vivo. Risulta, infatti, irreperibile. La moglie, intanto, ha deciso di costituirsi parte civile. Ad assisterla è l’avvocato marsalese Francesco Vinci. Pesantissime le contestazioni mosse nell’atto d’accusa redatto dalla Procura sulla base delle indagini svolte dalla polizia del Commissariato marsalese. Parecchi gli episodi di violenza contestati all’uomo. Più volte picchiata e minacciata di morte, la donna sarebbe stata persino costretta a un rapporto sessuale il giorno della morte del figlio. Quel giorno sarebbe stata spogliata e legata a delle travi. E alla fine, S.A.C. le avrebbe anche spento una sigaretta addosso. E poi, in varie occasioni, sputi, schiaffi, pugni e bastonate. Teatro dei fatti è stato un appartamento del quartiere popolare di Amabilina. Nell’atto d’accusa firmato dal sostituto procuratore Niccolò Volpe si legge che l’imputato “maltrattava, con carattere di abitualità, la moglie sottoponendola a continue vessazioni e ad un insostenibile e penoso regime di vita familiare così da provocare nella stessa un perdurante stato di sofferenza fisica e morale incompatibile con normali condizioni di vita”. Le avrebbe, in particolare, impedito di uscire di casa, l’avrebbe minacciata di morte (“Ti ammazzo con il martello”, “Ti butto dalla finestra”, “Guarda che finirà male. Non farmi arrivare all’esasperazione perché ti butto dal balcone”), le avrebbe impedito di vedere in tv i programmi che a lei piacevano, nonché di frequentare parenti, vicini e amici “se non dietro sua espressa autorizzazione”. Ed inoltre l’avrebbe sottoposta a controlli “a sorpresa”, rincasando anticipatamente, e rimproverandole persino di danneggiare la lavatrice perché lavava troppo. Come se ciò non fosse sufficiente, l’uomo avrebbe anche sperperato parte della sua modesta pensione di anzianità (460 euro al mese) nel gioco e nell’alcool. Costringendo la moglie a chiedere denaro in prestito a conoscenti “per far fronte alle esigenze familiari”.