E’ ormai alle battute finali, davanti al Tribunale di Marsala (presidente del collegio: Sergio Gulotta), il processo a quattro presunti “postini” di Matteo Messina Denaro coinvolti nell’operazione antimafia “Ermes” del 3 agosto 2015.
Dopo la requisitoria dello scorso 7 novembre, quando i pm della Dda Carlo Marzella e Gianluca De Leo hanno invocato pene fra i 3 e i 16 anni di carcere, adesso è stato il turno della difesa, che in paio di udienze ha provato a smontare il castello dell’accusa.
La più severa i pm l’hanno chiesta per il salemitano Sergio Giglio, 47 anni, allevatore, pregiudicato, difeso dagli avvocati Celestino Cardinale e Carlo Ferracane. E in aula Cardinale ha affermato che “sono stati solo tre”, nel 2012, gli incontri tra Giglio, Michele Gucciardi (presunto capo mafia di Salemi) e il defunto boss mazarese Vito Gondola monitorati dagli investigatori. “E non c’è prova – ha detto il difensore – che davvero siano stati smistati dei pizzini, per altro mai visti e sequestrati, né che Giglio faccia parte della mafia. E poi, per fatti più gravi e accertati, l’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro è stato condannato solo per favoreggiamento”. Per la difesa, in realtà, Giglio avrebbe partecipato a quegli incontri in contrada Lippone, nella masseria di Michele Terranova, non per smistare i “pizzini”, ma per condurre delle trattative per la vendita di un gregge di pecore. Undici anni, invece, i pm li hanno chiesti per Ugo Di Leonardo, di 75 anni, ex geometra del Comune di Santa Ninfa, incensurato. “Di Leonardo – ha sostenuto, però, il suo difensore, Filippo Triolo – non è mafioso. Com’è possibile, quindi, che i mafiosi possano averlo fatto partecipe di notizie riservate?”. Quattro e tre anni, infine, le richieste per Leonardo Agueci, di Gibellina, e per Giovanni Mattarella, genero di Vito Gondola. A chiederne l’assoluzione sono stati gli avvocati Sebastiano Dara e Walter Marino. E Vito Gondola era il principale imputato del processo, quello che secondo l’accusa era al vertice della catena dei postini di Messina Denaro, ma l’anziano boss è deceduto per una grave malattia, all’età di 79 anni, nella notte tra il 12 e il 13 luglio scorsi, all’ospedale di Castelvetrano. Gli avvocati Celestino Cardinale e Carlo Ferracane avevano chiesto la sua testimonianza dimostrare che gli incontri tra Gondola, Giglio, Michele Gucciardi, presunto capomafia di Salemi, e Michele Terranova non erano per smistare i “pizzini” utilizzati da Messina Denaro per comunicare con gli affiliati a Cosa Nostra, ma per condurre complesse trattative per la vendita di un gregge di pecore. Quello che tra il 2010 e il 2012 un anziano allevatore di Castellammare del Golfo, Liborio Ancona, alla vigilia delle pensione, vendette a Gondola. Con la testimonianza di quest’ultimo, quindi, i difensori di Giglio puntavano a chiudere il cerchio. Ma non è stato possibile.