Ledilizia siciliana è in ginocchio, con gare paralizzate da ricorsi, lentezze burocratiche, e intoppi che rendono quasi impossibile l’aggiudicazione delle opere.
Il 2016 sarà ricordato come l’anno nero delle gare d’appalto nell’Isola. Su appena novantasei nuove infrastrutture proposte al mercato per un valore di 142,4 milioni di euro - che di per sé è il trend più basso dal 1999 - ne sono state aggiudicate fino al 31 ottobre neanche la metà: appena 45, per un importo di 55,7 milioni.
A rischio, denuncia l’Ance Sicilia, c’è la sopravvivenza dell’intero comparto regionale, che vede oggi al lavoro nella filiera soltanto 45 aziende su duemila.
La maglia nera per gare aggiudicate se la prende la provincia di Siracusa che su due bandite ne ha assegnate zero, seguono Caltanissetta ed Enna (una su due).
«In Sicilia – attaccano i costruttori isolani - all’incapacità dei governi di utilizzare le ingenti risorse disponibili per opere pubbliche si aggiunge l’inerzia delle stazioni appaltanti nell’aggiudicare i pochissimi bandi pubblicati».
Al 31 ottobre scorso – denuncia l’Ance - non si hanno più notizie di 51 gare (53,12%) che non risultano né annullate o sospese né aggiudicate, per complessivi 86,6 milioni (60,85%)». A finire sotto l’indice dei costruttori, sono in particolare i bandi di competenza degli Urega (acronimo che indica gli Uffici regionali per l'espletamento di gare per l'appalto di lavori pubblici) che registrano la percentuale più alta di ritardi nelle procedure. Dalle rilevazioni sono scomparse in questo caso il settanta per cento delle gare, 22 su 31, per un valore complessivo di 63 milioni su 92,6.
Iin Sicilia si realizzano sempre meno opere pubbliche, e tra quelle poche che si bandiscono sono sempre meno quelle che finiscono a dama per via di ritardi e inefficienze delle stazioni appaltanti.
«Ormai stiamo parlando del nulla – è l’amaro commento di Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia – dal 2013 ad oggi non si hanno notizie di 456 gare d’appalto per 559,7 milioni di euro. Significa che il 50 per cento delle già poche occasioni di lavoro si perde nel vuoto: un “fenomeno carsico” di cui nessuno spiega il perché né pensa a porvi rimedio».