Un colpo a favore della difesa nel processo che davanti la Corte d’assise di Trapani vede il 46enne bracciante marsalese Nicolò Girgenti accusato (in concorso con ignoti) dell’omicidio del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi.
Due testimoni, infatti, hanno sostanzialmente avallato l’alibi di Girgenti circa i suoi movimenti la sera del 31 maggio 2016, quando in contrada Ventrischi, con un colpo di pistola, fu ucciso il sottufficiale dell’Arma, mentre rimase miracolosamente illeso l’appuntato Cammarata.
I due testimoni sono Giacomo Barbera e Antonino Angileri, due fornai della zona, che in aula hanno raccontato che transitando sulla strada lungo la quale fu assassinato Mirarchi hanno visto il Girgenti che lungo quel tragitto che procedeva lentamente con la sua auto.
“Pertanto – fa rilevare l’avvocato difensore Genny Pisciotta - non si dava di certo alla fuga”. I due fornai hanno, inoltre, affermato di essersi anche fermati a parlare qualche minuto, per poi procedere verso casa. E questo “in un orario compatibile – spiega ancora l’avvocato Pisciotta - con quanto sempre affermato dal Girgenti, cioè di essere uscito di casa dopo aver sentito gli spari”. Ma il bracciante marsalese, che abita nella stessa contrada Ventrischi, fu arrestato dai carabinieri una ventina di giorni dopo perché fornì una versione dei fatti, circa i suoi movimenti, che gli inquirenti giudicarono non compatibile con i loro riscontri sui movimenti della sua auto. Ascoltato anche un altro fornaio della zona, Simone Magro, alle cui dichiarazioni hanno mosso contestazioni sia il pm Anna Sessa che l’avvocato difensore dell’imputato. In aula, infatti, Magro ha cambiato versione su alcuni punti rispetto a quanto dichiarato in precedenza. Non confermando, tra l’altro, la sua presenza sul luogo del delitto e rivelando una conoscenza dei fatti che per la difesa sarebbe “anomala”. Contestazioni sono state mosse ad un altro testimone, Emanuele Barbera, che ha reso dichiarazioni contraddittorie circa i suoi spostamenti la sera del 31 maggio 2016. La sera del 31 maggio 2016 il maresciallo Mirarchi fu ferito a morte davanti ad alcune serre (fino a circa tre mesi prima gestite da Girgenti) all’interno delle quali furono scoperte 6 mila piante di canapa indiana. Alla prossima udienza, il 4 dicembre, saranno ascoltati la vedova del maresciallo Mirarchi, Antonella Pizzo, e l’imputato.