"La legge" di riforma delle intercettazioni "va modificata in alcuni punti: così come è finisce per ostacolare l'esercizio delle indagini". Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, ospite di Lucia Annunziata a "Mezz'ora in più" su Rai3. Per De Raho "come sempre non si può dire sì o no: ci sono delle esigenze, quelle di correttezza e rispetto dei diritti personalissimi, soprattutto delle persone estranee alle intercettazioni e finiscono per essere coinvolte in alcune intercettazioni che di per sé non rilevano niente dal punto di vista penale, fatti assolutamente irrilevanti.
La legge quando richiede, per esempio, che ufficiali e agenti della politiza giudiziaria seguano le intercettazioni con il captatore informatico, evidenzia un'esigenza effettiva che però contrasta con le risorse; mentre si potrebbe dire che è corretto che non si intercettino fatti totalmente estranei". Per il magistrato, poi, occorre trovare il modo di proteggere ulteriormente il testimone di giustizia: "E' sbagliato che chi collabori con lo Stato abbandoni poi il suo territorio.
E' la criminalita' che deve andare via, non il testimone di giustizia - ha spiegato De Raho -. Ultimamente in Calabria abbiamo riportato sul territorio diversi testimoni di giustizia, consentendo loro di lavorare mettendo presidi dell'esercito davanti alle loro aziende". 'Ndrangheta: "Ha ricchezze enormi, più di mafia e camorra" "La 'ndrangheta ha ricchezze enormi perché gestisce il traffico internazionale di cocaina rapportandosi anche con organizzazioni internazionali e insediandosi nei vari Paesi che producono la droga.
La 'Ndrangheta ha saputo coinvolgere nei suoi affari anche Cosa Nostra, la camorra e la criminalità pugliese". Per l'ex capo della Procura di Reggio Calabria, la mafia del dopo Riina, a sua volta, "reinveste i suoi denari in attività economiche, intervenendo in settori in crisi e mascherandosi dietro soggetti apparentemente credibili. In questo modo - ha aggiunto De Raho - porta avanti la sua azione di infiltrazione e inquinamento dell'economia, dando lavoro a coloro che la sostengono e creando una sorta di consenso sociale.
Così facendo però abolisce la concorrenza ed esclude le regole di mercato assegnando lavoro solo a certi soggetti e riducendo quasi in schiavitu' gli amministrazioni delle società che ne traggono beneficio". Mafia: "Sostegno statale dopo lo scioglimento di Comuni" Secondo il procuratore bisogna andare oltre lo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose: "In territori come quelli calabresi in cui la 'ndrangheta si impossessata della libert dei cittadini necessario un intervento che non sia solo di controllo delle attivit amministrative per un periodo limitato".
"Non possono bastare due anni", ma non si pu nemmeno "sospendere la democrazia- ha aggiunto il magistrato intervistato da Lucia Annunziata a "1/2 h in piu'"- Pensare a percorsi che possano accompagnare gli organi elettivi con un sostegno statale potrebbe essere la soluzione". A favore di un tagliando per il 416 bis "Sono a favore di un tagliando al 416 bis nei limiti in cui la corruzione possa costituire un'aggravante dell'associazione mafiosa" ha aggiunto De Raho.
"Nessuno mette in dubbio che il nucleo centrale dell'associazione mafiosa vada mantenuto. Ma ci si è resi conto che la mafia, ancora prima dell'intimidazione, utilizza la corruzione e la collusione. Ci sono forme di infiltrazione che finiscono per inquinare le pubbliche amministrazioni" . "La corruzione che dilaga è uno degli elementi che più di tutti inquina il nostro sistema", ha concluso il procuratore.