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05/12/2017 08:50:00

Marsala, usura: pm chiede condanna per tre imputati. Per Paolo Mirabile chiesti 8 anni

Per usura ed estorsione, il pubblico ministero Niccolò Volpe ha chiesto la condanna a otto anni di reclusione, nonché a 16.500 euro di multa, per il 57enne commerciante marsalese di prodotti per l’agricoltura Paolo Mirabile.

Imputati, seppure in posizione “marginale”, sono anche il fratello Francesco e la sorella Giovanna. Per questi ultimi, coinvolti solo in un mutuo e in un finanziamento, il pm ha chiesto una pena meno severa: un anno e 4 mesi di reclusione e 3 mila euro di multa.

Solo per uno dei casi contestati, quello relativo a Giuseppe Ferro, il pm non ha ritenuto responsabile il commerciante. Le arringhe degli avvocati difensori (Diego Tranchida, Stefano Pellegrino, Maurizio D’Amico, Giacomo Pipitone) sono previste per il 20 dicembre.

Legali di parte civile sono gli avvocati Francesca Lombardo, Peppe Gandolfo e Bartolomeo Parrino. Nell’aprile 2013 Paolo Mirabile fu posto agli arresti domiciliari dalla Guardia di finanza (tornò in libertà nell’ottobre del 2013).

I fatti contestati sono relativi al periodo tra il 2008 e il 2010. L’indagine scattò a seguito di alcune denunce di presunte vittime. Nel corso del processo sono stati ascoltati presunte vittime e loro familiari. Nel febbraio 2016, in particolare, fu ascoltato Gaetano Giacalone, cognato di Nicolò Massimo Muscarella, che ha raccontato per circa 5 o 6 anni ha aiutato il parente dandogli assegni che poi questi dava a Paolo Mirabile per avere in cambio denaro liquido. Secondo l’accusa, a tasso da usura. Giacalone ha parlato anche della vendita, pare fittizia, della sua abitazione a Giovanna Mirabile, che per l’acquisto, nel 2008, avrebbe chiesto, insieme al fratello Paolo, un mutuo bancario di 108 mila. L’operazione sarebbe servita a saldare i "debiti" di Muscarella verso Paolo Mirabile. “Il teste Giacalone – sottolinea, però, l’avvocato D’Amico – ha spiegato che l’idea di vendere l’immobile fu di Muscarella”. Giacalone ha, poi, confermato quanto già riferito da Muscarella. E cioè che tra il 2002 e il 2010 circa, Mirabile avrebbe maturato crediti per “interessi usurari” talmente elevati da costringere il commerciante d’abbigliamento a versargli non solo il suo denaro, ma anche beni immobili dei parenti. Un altro testimone, Giovanni Boschetti, ha invece affermato: “Ho dovuto chiedere due prestiti in banca e dare in comodato un mio terreno per aiutare mio zio, Francesco Passalacqua, vittima di prestiti a tasso di usura”. Alle domande del pm Niccolò Volpe, Boschetti spiegò: “A fine 2006, mio zio era costretto da Paolo Mirabile a versare altro denaro con assegni in bianco. Il prestito a Banca Nuova lo chiesi per una fidejussione di 39 mila euro, finanziata con il comodato di un terreno a Francesco Mirabile. Perché il comodato? Per chiedere alla banca un finanziamento come mutuo agricolo, le cui rate erano pagate da mio zio, ma alcune anche da me. Poi, ci fu qualche ritardo e ho subìto da Banca Nuova due azioni esecutive per due abitazioni e due lotti di terreno”. Su domande dell’avvocato Pipitone, il teste ha dichiarato che alla firma del comodato non vide Francesco Mirabile, ma questi “era presente, con Paolo Mirabile”, quando con lui e lo zio, in banca, ci fu l’atto di erogazione del denaro. “Poi – continuò Boschetti – ci fu un altro finanziamento con la Compass, sempre a nome mio, verso Paolo Mirabile, di 9 o 10 mila euro”.