Comincia oggi a Trapani il processo a Paolo Genco presidente dell’Anfe. accusato di truffa. Ben ottanta le parti civili ammesse dal Gup Cavasino.
Si tratta di lavoratori che si ritengono danneggiati dalla gestione dell'Anfe che, secondo l’accusa, sarebbe stata improntata sulla frode. Le 80 parti civili ammesse sono rappresentate dagli avvocati Marco Lo Giudice, Ernesto Leone, Antonino Gucciardo e Donatella Buscaino.
A giudizio,oltre a Genco, anche Paola Tiziana Monachella, responsabile dell'Anfe di Castelvetrano, Aloisia Miceli, direttore amministrativo dell'Ente di formazione, e Rosario Di Francesco, direttore della Logistica e delle Attrezzature.
Stralciata la posizione di un quinto imputato, l'imprenditore Baldassare Di Giovanni, per il quale è stato disposto il giudizio immediato.
Secondo le indagini del Nucleo di polizia tributaria della guardia di Finanza, nell'ambito dell'operazione «Dirty training», Genco, che è stato posto agli arresti domiciliari da gennaio a marzo scorsi quando poi è stato rimesso in libertà, avrebbe lucrato sugli ingenti finanziamenti destinati alla Formazione professionale, attraverso tutta una serie di fatture false che, in particolare fra il 2010 e il 2013, avrebbero documentato spese in realtà mai sostenute. Le fatture sarebbero state emesse da Di Giovanni per la «General Informatic Center», una ditta di materiale informatico che, secondo gli inquirenti, figurava scelta dopo un'indagine di mercato anch’essa falsificata. Le somme utilizzate per il fittizio pagamento delle fatture sarebbero, quindi, tornate nella disponibilità di Paolo Genco ed in parte sarebbero state reinvestite nell'acquisto anche di immobili, alcuni dei quali dati poi in affitto allo stesso Anfe.
Il ritiro dell'accreditamento all'Ente da parte della Regione, ne ha comportato il crollo e il licenziamento collettivo dei lavoratori che in tutta la Sicilia erano circa 500.