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09/12/2017 14:00:00

Giuseppe Scorsone, primo al concorso di poesia organizzato dalla FILDIS a Castelvetrano

 Ancora un successo per l'I.S.S.I.T.P. "G.B. Ferrigno" di Castelvetrano.  Giuseppe Scorsone, alunno della III A del Commerciale, ha stupito e commosso la commissione per la poesia, dal titolo "Un fiore nella pece",  composta appositamente per il concorso indetto dalla FILDIS. Difficile la tematica da trattare,  ma Scorsone è riuscito con delicatezza a comporre un testo poetico che denuncia il grido di dolore delle donne abusate di violenza. Ogni verso ha un significato intenso, chi legge si rende conto che nessuna parola potrebbe trovarsi altrove, se non lì, tra quelle strofe.

La poesia trova la sua bellezza, oltre che nel profondo significato del testo, anche per l'uso delle metafore, degli enjambement, delle enumerazioni per asindeto, e per tutte le figure retoriche di suono che rendono musicale i versi e soave la poesia,  in contrasto con un tema così brutale come può essere la violenza sulle donne.

Premiati, con una medaglia di merito, altri due alunni del G.B. Ferrigno. Parrinello Martina, alunna della II E del Commerciale che ha composto la poesia dal titolo "L'ultimo respiro", e Asaro Antonino, alunno della I A del Professionale che ha composto la poesia dal titolo "Profumo di donna". Altrettanto intensi e colmi di significato i testi dei suddetti alunni. Asaro Antonino ha prediletto l'uso della rima baciata, mentre Parrinello Martina ha evocato la violenza con gli occhi di una donna.

Tanto entusiasmo e partecipazione da parte di centinaia di alunni provenienti da più Istituti dislocati nel territorio castelvetranese, fa riflettere su quanto sia importante oggi dare spazio alle nuove generazioni che tanto hanno da dire, lo dimostra il sentito coinvolgimento, l'intensità di ciò che è stato scritto e le emozione trasmesse.

Di seguito pubblichiamo la poesia vincitrice

 

UN FIORE NELLA PECE

Voglio scrivere

di un giorno complesso,

di un respiro affannato.

Voglio scrivere di un dannato pensiero o un logorante pensare.

Di quei baci mancati,

di quelle parole insensate

che belle parevano.

Dei dubbi di me,

dei tormentati funesti salti nel buio,

di ciò che in poco osa cambiare.

Voglio scrivere dei momenti da cui non provai a scappare.

Di quando presero posto

nella mia vita

i palmi, i calci, le dita.

 

Scrivere di un vento che soffia, e non mi sposta dal suolo.

Che morta io fui, e morta restai,

forse mai mi svegliai dal silenzioso inizio di tutto.

Scrivere a tutti quegli uomini, se essi uomini sono,

Che se amano davvero

niente è loro.

 

Voglio questo scrivere per poi morire:

È nella pece un fiore.

                                   Giuseppe Scorsone