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22/12/2017 07:38:00

Mafia, operazione “Visir”: avviato processo ordinario a quattro dei 14 arrestati

L’avvocato Luigi Pipitone ci riprova. Anche davanti al Tribunale di Marsala (presidente del collegio: Vito Marcello Saladino), nella prima udienza del processo a quattro dei 14 presunti mafiosi affiliati alla “famiglia” di Marsala arrestati dai carabinieri lo scorso 10 maggio nell’operazione “Visir”, ha riproposto l’eccezione che già davanti al gip di Palermo Cesare Vincenti, lo scorso ottobre, aveva fatto fare un passo indietro al procedimento penale.

L’avvocato Pipitone, infatti, ha nuovamente chiesto la revoca del decreto con cui la Dda di Palermo ha disposto il “giudizio immediato”. Scavalcando, quindi, a piè pari, l’udienza preliminare.

“Il decreto – ha affermato Pipitone – così com’è formulato è lesivo dei diritti della difesa, perché preclude e crea pregiudizio per le indagini. Quindi, anche per quelle della difesa”. Ma i pubblici ministeri Giancarlo De Leo e Pierangelo Padova hanno replicato che la norma citata dal legale “fa riferimento al pm in fase di custodia cautelare, la difesa ha ancora possibilità di consultare gli atti”. Sull’eccezione difensiva il Tribunale si pronuncerà nel pomeriggio del 18 gennaio. E nella stessa data deciderà sulle richieste di costituzione di parte civile avanzate dagli avvocati Giuseppe Novara (Sicindustria e Antiracket Trapani), Peppe Gandolfo (dominus dell'onnipresente, almeno nei processi, associazione antiracket di Marsala, che da un anno ha cambiato nome e si chiama: “La Verità Vive”), Giuseppe Accardo (imprenditori Salvatore e Francesco Billeci, nonché “Libero futuro”) e Tolomeo Caccetta (Associazione “Libero Grassi”). Alla sbarra, scegliendo il rito ordinario, sono stati l’imprenditore edile Michele Giacalone, 47 anni, Alessandro D’Aguanno, di 26, e i mazaresi Andrea Antonino Alagna, di 38, e Fabrizio Vinci, di 47. I primi tre sono difesi dall'avvocato Luigi Pipitone, mentre legali di Vinci sono Teresa Certa e Vincenzo Catanzaro. A scegliere il processo con rito abbreviato (davanti al Gup di Palermo si comincerà in febbraio) sono stati, invece, il nuovo presunto “reggente” della cosca marsalese, Vito Vincenzo Rallo, 57 anni, pastore, già tre condanne definitive per mafia sulle spalle per una quindicina d’anni di carcere, il suo braccio destro Nicolò Sfraga, 51 anni, Calogero D’Antoni, di 35, Vincenzo D’Aguanno, di 57, padre di Alessandro, Giuseppe Giovanni Gentile, di 43, Massimo Salvatore Giglio, di 41, Simone Licari, di 58, Ignazio Lombardo, detto “il capitano”, di 46, nipote dell’anziano “uomo d’onore” Antonino Bonafede, Michele Lombardo, di 55, imprenditore, e Aleandro Rallo, di 24, nipote del boss Vito Vincenzo. A difendere i 14 indagati, oltre a Luigi Pipitone, sono gli avvocati Paolo Paladino (per Rallo e Lombardo), Stefano Pellegrino, Daniela Ferrari, Raffaele Bonsignore e Pietro Riggi. L’inchiesta è nata nell’ambito di quella più complessiva che mira a catturare il super boss latitante Matteo Messina Denaro, mentre i reati contestati, a vario titolo, ai 14 arrestati sono associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini hanno delineato gli assetti e le gerarchie della cosca di Marsala. Le indagini hanno scoperto anche tensioni interne sull’asse Strasatti-Petrosino (che stavano per sfociare in gravi fatti di sangue) per la spartizione delle risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite. Tensioni che all’inizio del 2015 hanno visto l’intervento di Matteo Messina Denaro, che ha imposto la pace. Altrimenti, sarebbe sceso lui in campo con il suo “esercito”. E sarebbero stati dolori… Scoperto anche un tentativo di estorsione a un imprenditore edile di Partinico (Billeci) che nel 2011 si era aggiudicato, a Marsala, i lavori di sistemazione di piazza Marconi. I piani degli estortori andarono in fumo perché l’imprenditore minacciato denunciò subito il fatto. E del resto non poteva essere diversamente, considerato che si trattava del presidente di un’associazione antiracket. I malavitosi marsalesi, insomma, in quell’occasione, sono cascati male.