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22/12/2017 07:48:00

I voti comprati da Licata a Campobello: condannato per corruzione elettorale anche Polizzi

Un anno e mezzo di reclusione è la pena inflitta, per corruzione elettorale, al 36enne campobellese Pietro Luca Polizzi, figlio del presunto boss mafioso Nicolò Polizzi.

Ad emettere la sentenza è stato il Tribunale di Marsala (presidente del collegio: Vito Marcello Saladino, giudici a latere Maniscalchi e Blanda). L’iniziale accusa era quella di voto di scambio politico-mafioso, ma poi, accogliendo la tesi della difesa (avvocato Renato Vigna), è stato lo stesso pm della Dda Carlo Marzella a chiedere la derubricazione nell’ipotesi meno grave di corruzione elettorale.

“Non c’è prova del metodo mafioso nel procacciamento dei voti – ha detto il pm nella requisitoria - e l’imputato, pur gravitando in un contesto, anche familiare, mafioso, non è associato alla mafia”. Quindi, ha avanzato la richiesta di condanna a due anni.

Pietro Luca Polizzi fu arrestato, insieme al padre, nell’operazione antimafia “Eden” (13 dicembre 2013), ma poi fu scarcerato e posto ai “domiciliari”. Secondo l’accusa, Pietro Luca Polizzi avrebbe stretto un accordo con Aldo Roberto Licata (anche lui già condannato, in precedenza, per corruzione elettorale) per procurare voti alla sorella Doriana Licata, nel 2012 candidata all’Ars per il “Partito dei Siciliani-Mpa”. Doriana Licata ebbe 4.686 voti, ma non riuscì ad approdare a Palazzo dei Normanni. Dalle indagini è emerso che per ogni voto sarebbe stato pagato fino a 50 euro. E un pacchetto di 500 voti sarebbe stato in vendita, con lo “sconto”, per 15 mila euro. In una intercettazione, infatti, si sente Nicolò Polizzi che dice al figlio Pietro Luca: “Duemila ora e 13 mila a cose fatte”. Le indagini, coordinate dalla Dda di Palermo, sono state svolta dai carabinieri del Ros. Nel corso del processo, l’avvocato Vigna ha sostenuto che non si poteva procedere per voto di scambio politico mafioso in considerazione del fatto che Aldo Roberto Licata, che con Polizzi junior avrebbe stretto un accordo per procurare voti alla sorella Doriana Licata in occasione delle elezioni regionali del 2012, è stato condannato dal gup di Palermo Roberto Riggio per “semplice” corruzione elettorale. Ma recependo questa ipotesi, il pm Marzella, nella sua requisitoria, ha affermato: “Risulta che Polizzi, per procurare voti a Doriana Licata, si rivolge a soggetti contigui alla mafia: Gianfranco Giannì, di Trapani, e Pietro Centonze, di Marsala”. Dalle intercettazioni, ha continuato il pm, emerge che “Centonze sollecita poi a Polizzi il pagamento per l’impegno elettorale”. E la sera del 5 novembre 2012 (le elezioni si erano tenute il 28 ottobre), nel ristorante “Sole Luna” di Campobello, i carabinieri osservano l’incontro tra Pietro Luca Polizzi, Giannì e Centonze. Quest’ultimo, poi, dopo la mezzanotte, viene fermato dai militari a un posto di blocco. “E nelle tasche di Centonze – dice Marzella – i carabinieri trovano due mazzette di banconote: una da 9 mila euro, l’altra da 3050”.