"Cosa Nostra siciliana e la 'ndrangheta calabrese da tempo immemorabile e costantemente fino ai nostri giorni nutrono e coltivano un accentuato interesse nei confronti della massoneria". Lo scrive la commissione Antimafia nella relazione su "mafia e massoneria" della presidente Rosy Bindi.
"Da parte delle associazioni massoniche si è registrata una sorta di arrendevolezza nei confronti della mafia. Sono i casi, certamente i più ricorrenti, in cui si riscontra una forma di mera tolleranza che si rivelano i più preoccupanti", si legge ancora nel testo, dove si ricorda che il tema del rapporto tra mafia e massoneria "affiora in modo ricorrente nelle inchieste giudiziarie degli ultimi decenni, con una intensificazione nei tempi più recenti in connessione sia con vicende criminali tipicamente mafiose, soprattutto in Sicilia e in Calabria, sia con vicende legate a fenomeni di condizionamento dell'azione dei pubblici poteri a sfondo di corruzione".
L'Antimafia precisa che l'argomento è emerso con particolare rilevanza in occasione della missione effettuata a Palermo e a Trapani dalla stessa commissione nel luglio 2016: "In quell'occasione è stato ripetutamente affrontato il tema del rapporto tra Cosa nostra e la massoneria in Sicilia anche in relazione alla vicenda dell'appartenenza a logge massoniche di alcuni assessori del Comune di Castelvetrano, luogo di origine del noto latitante Matteo Messina Denaro". Nel documento si ricorda che attualmente nel Trapanese sono presenti 200 "fine pena" già detenuti per reati di mafia e di traffico di stupefacenti e ora in libertà. Nel Comune di Castelvetrano si trovano 6 logge massoniche su 19 operanti nell'intera provincia di Trapani. Nell'amministrazione comunale di Castelvetrano nel 2016, 4 assessori su 5 erano iscritti alla massoneria e così 7 consiglieri su 30. Nella relazione si evidenzia anche che i fatti di Castelvetrano fanno il paio con le indagini siciliane e calabresi, queste ultime sfociate nei procedimenti "Morgana mammasantissima e Saggezza". In tutti i casi si evidenziano recenti episodi di infiltrazioni mafiose nella massoneria e si attualizzano gravi fatti del passato "che lasciavano supporre l'esistenza delle infiltrazioni di Cosa nostra e della 'ndrangheta nella massoneria".
Antimafia, dialogo con boss per condizionare processi.
"Con il sequestro non è stato possibile venire in possesso degli elenchi effettivi degli iscritti" alla Massoneria, perchè "presso le sedi ufficiali forse neanche ci sono" e comunque "non consentono di conoscere un'alta percentuale di iscritti, occulti grazie a generalità incomplete, inconsistenti o generiche", si legge ancora nella relazione su mafia e massoneria. "Il vincolo di solidarietà tra fratelli - prosegue il testo - consente il dialogo tra esponenti mafiosi e chi amministra la giustizia, legittima richieste di intervento per mutare il corso dei processi e impone il silenzio" come emerge "in un caso di estrema gravità". In particolare nella relazione si evidenzia il caso di un magistrato onorario che nel 2010 aveva denunciato, solo in ambito massonico, di aver subito pressioni ad opera di due confratelli perchè si adoperasse per intervenire sul giudice monocratico del tribunale di Locri per ottenere, in favore dei figli di uno dei due, sottoposti a procedimento penale per ricettazione, la derubricazione del reato. Nel 2012 il magistrato fu ulteriormente sollecitato da un altro dei suoi fratelli di loggia, perchè intervenisse presso i magistrati della procura distrettuale di Reggio Calabria per perorare la causa di un terzo massone, già consigliere della Regione Calabria, avendo questi saputo che, nell'ambito di una indagine antimafia coperta da segreto, si stava vagliando la sua posizione. L'ex consigliere regionale è stato poi arrestato insieme ad altre 13 persone e condannato a 12 anni di reclusione. L'Antimafia critica il fatto che non siano state avvertite le autorità civili "degli evidenti indizi di violazione delle norme penali. Nemmeno dal magistrato onorario risulta alcuna denuncia. L'agire massonico si è pericolosamente atteggiato ad ordinamento separato dallo Stato. Probabilmente un atteggiamento diverso gioverebbe alla massoneria: si abbatterebbe il pregiudizio nei suoi confronti e si ridurrebbe il rischio di pericolose zone grigie", conclude la relazione.
Bindi: pentito racconta importanza adesione.
"C'erano persone importanti che determinavano gestione di potere come pubblici funzionari, avvocati, notai, magistrati (..) la massoneria aveva (..) importanza nella città di Palermo in termini di potere economico, politico, decisionale, quindi aveva senso che io stessi anche all'interno di questa organizzazione". E' quanto dichiara il collaboratore di giustizia, Francesco Campanella, originario di Villabate, in provincia di Palermo, e riportato nella relazione. Campanella "sin da giovane si era dedicato alla politica, alla massoneria - si legge nella relazione -, aderendo alla loggia palermitana del GOI "Triquetra", ma anche alla mafia, ponendosi al servizio del noto capomafia Nicola Mandalà il quale, per un certo periodo, curò la latitanza di Bernardo Provenzano. La contemporanea adesione, quasi contestuale temporalmente (fine anni '90), alle due diverse associazioni, non era osteggiata nè dall'una nè dell'altra parte. Mandalà, infatti - si legge nella relazione dell'Antimafia -, aveva ritenuto che potesse essere "una cosa interessante e che ... sarebbe potuta tornare utile in qualche maniera". Utilità, in effetti, giunte all'occorrenza. Attraverso i fratelli a lui più vicini, infatti, aveva acquisto informazioni utili dai Monopoli di Stato per la gestione delle sale Bingo (facente capo all'associazione mafiosa) nel momento più delicato in cui era intervenuto l'arresto di Mandala, e si temeva che tali esercizi potessero essere sequestrati". Le sue dichiarazioni confermano - conclude l'Antimafia -, innanzitutto che l'appartenenza alla massoneria crea un vincolo esclusivo e permanente, che, come avviene in Cosa nostra, si dissolve solo con la morte".
Opportuno modernizzare Legge Spadolini-Amselmi
E' opportuno "modernizzare la legge Spadolini-Anselmi" ed è necessaria una previsione di legge che chiarisca che le associazioni segrete,"anche quando perseguono fini leciti, sono vietate in quanto tali perchè pericolose per la realizzazione dei principi di democrazia", scrive ancora la commissione Antimafia: "Una norma del genere attuerebbe, finalmente, la volontà dei costituenti finora rimasta ignorata anche dalla legge Spadolini Anselmi". Una norma che vieti la segretezza di tutte le formazioni sociali, massoniche e non, che celino la loro essenza - ragiona la presidente Rosy Bindi nella relazione sulla massoneria, non potrebbe ritenersi discriminatoria e nemmeno persecutoria nei confronti della massoneria, come più volte paventato dalla stessa. L'Antimafia suggerisce di estendere ad alcune categorie - magistrati, militari di carriera in servizio attivo, funzionari ed agenti di polizia, rappresentanti consolari all'estero - oltre all'iscrizione ai partiti politici, già previsto, anche "il divieto ad aderire ad associazioni che richiedano, per l'adesione, la prestazione di un giuramento che contrasti con i doveri d'ufficio o impongano vincoli di subordinazione", cosa che si oppone alla fedeltà assoluta alle istituzioni repubblicane. Infine la Relazione dell'Antimafia evidenzia come la legge Spadolini-Anselmi "non ha offerto uno strumento adeguato" nemmeno per perseguire quanto prevede all'articolo 2, dove si dice che "Chiunque promuove o dirige un'associazione segreta o svolge attivita' di proselitismo a favore della stessa è punito con la reclusione da uno a cinque anni. La condanna importa la interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Chiunque partecipa ad un'associazione segreta e' punito con la reclusione fino a due anni. La condanna importa l'interdizione per un anno dai pubblici uffici".