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07/01/2018 06:00:00

La tonnara di Favignana, le altre in Sicilia e la speranza nella quota fissa del 2018

E’ inattiva da undici anni la storica tonnara Florio di Favignana e con la possibile concessione della quota fissa di 100 tonnellate che il sindaco delle Egadi Giuseppe Pagoto ha chiesto al ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, nel 2018 potrebbe ritornare ad essere attiva.

La tonnara di Favignana conserva intatte le caratteristiche di un tempo, fondamentali per farla tornare in attività ma perché questo avvenga è necessaria una pesca da almeno 100 tonnellate di tonno e deve esserci la ripartizione delle quote, che dal 2010 hanno portato a un progressivo ripopolamento del Mediterraneo, certificato dalla comunità scientifica internazionale.

Se dal 2018 Favignana sarà ammessa alla ripartizione delle quote aggiuntive assegnate dall'Ue, la quota sarà del Comune che poi farà un bando pubblico per l’assegnazione della concessione di pesca. La riapertura della storica tonnara amministrata dal 1985 dalla famiglia Castiglione sarebbe un fatto importante, sia dal punto di vista lavorativo per tante famiglie dell'isola, sia per l'attrazione turistica che ne deriverebbe anche nei mesi che precedono l'estate. La riapertura di questa tonnara, potrebbe rivelarsi importante, anche per le altre tonnare siciliane.

«È arrivato il momento di riattivare le tonnare - le parole di Giuseppe Pagoto - per la continuità e il mantenimento delle tradizioni legate alle attività della tonnara". L’ex stabilimento Florio potrebbe cosi diventare, come spera il sindaco Pagoto, un grande centro di formazione per le eccellenze del mare, oltre ad accogliere le maestranze".

Le Tonnare in Sicilia - Nell'Isola sono presenti 65 tonnare, 16 in Provincia di Palermo, 18 in provincia di Trapani, 4 in provincia di Agrigento, 1 in provincia di Caltanissetta, 2 nel ragusano e infine 12 nel siracusano e nel messinese. Sono costruzioni secolari, per decenni fiore all’occhiello dell’economia siciliana, con il picco di massima espansione nell’Ottocento, grazie all’attività imprenditoriale della famiglia Florio, fino agli ultimi scampoli del secolo scorso, quando, complici l’impoverimento della fauna marina e la pesca industriale del tonno, è iniziata la loro rapida, inesorabile decadenza.

Oggi, a distanza di dieci anni dall’ultima mattanza realizzata in Sicilia - a Favignana, nel 2007 - le tonnare dell’Isola sono testimoni silenti di un mestiere antico, fatto di ritualità e abilità, marinara e commerciale, entrati nella cultura e nella memoria popolare di un tempo. Molte sono dismesse e inutilizzate o ridotte a ruderi, altre, invece, sono state diventante museo o trasformate in strutture ricettive, oppure in location polifunzionali dove organizzare cene, eventi, feste private e perfino matrimoni civili. Tutte, specialmente nei mesi estivi, continuano a richiamare centinaia di turisti, conservando il loro fascino ed evocando le fatiche dei pescatori, le loro vite divise fra terra e mare.

Le rinascite delle tonnare trapanesi - Le tonnare del trapanese sono strettamente collegate ai Florio, in particolare quella di Favignana e quella di Scopello. Quest’ultima, tra le più antiche della Sicilia con il primo nucleo risalente al XIII secolo, prima di passare nelle mani della famiglia palermitana fu ampliata nel ‘400 dal casato nobiliare dei Sanclemente per poi passare alla Compagnia di Gesù, che costruì nuovi magazzini per il ricovero delle barche e un edificio per il riposo dei pescatori. L’attività è cessata negli ’80, e il complesso architettonico, adorato da registi e produttori cinematografici di tutto il mondo, nonché dagli amanti della natura per splendide acque prospicienti i faraglioni e la baia, è stato restaurato dai nuovi proprietari e messo a disposizione dei privati per feste ed eventi, ma è anche meta degli appassionati di subacquea, che possono effettuare escursioni marine lungo un percorso archeologico prestabilito.

Funziona ancora, invece, la tonnara di San Cusumano, ma ovviamente senza mattanza. Dopo la crisi degli ’70, l’imprenditore Nino Castiglione, acquistando anche le vicine tonnare di San Giuliano e Bonagia, ha rilanciato lo stabilimento di conservatoria dove attualmente, oltre a tonni rossi e bottarga, si lavorano sgombri, sardine e acciughe. Più sfortunata la storia di un’altra famosa tonnara trapanese, quella di San Vito lo Capo, che dopo il periodo d’oro dei primi nel Nocevento, sotto l’amministrazione della famiglia Foderà, e il successivo, graduale declino produttivo, versa oggi in uno stato di totale abbandono.