Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, la valle del Belice, nella Sicilia occidentale, fu distrutta da un violento terremoto di magnitudo 6,4 che fu avvertito in tutta l'isola. 21 paesi coinvolti, 14 rasi al suolo, 296 vittime.
Domenica 14 gennaio, a partire dalle ore 10:30, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà presente a Partanna per iniziare la giornata di commemorazioni; sarà presente anche il presidente della Regione, Nello Musumeci, assieme ai rappresentanti dei Sindaci del Belice.
Sono previste iniziative in tutti i centri colpiti dalla scossa di oramai mezzo secolo fa: a Montevago sarà presente l’arcivescovo Montenegro, alle 16:00 invece a Santa Margherita Belice sarà inaugurato il museo della memoria; la popolazione del Belice inoltre, ha anche annunciato di voler sfruttare l’eco mediatica del cinquantesimo anniversario per denunciare come, ancora oggi, i lavori di ricostruzione non sono terminati ed alcuni aspetti delle vicende post sisma non sono mai stati del tutto chiariti.
LA FAGLIA. Le immagini satellitari e l’analisi dei dati geodetici confermano che c’è ancora una faglia attiva nel Belice: gli esperti osservano da tempo piccole fratture, sollevamenti del terreno e altre anomalie lungo una linea che da Castelvetrano conduce a Campobello di Mazara, tocca Capo Granitola e si allunga fino a mare.
I ricercatori dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) di Catania e delle universita’ di Palermo, Catania e Napoli da alcuni anni indagano sui fenomeni tellurici nella Valle. Dalla ricerca parte del progetto “Tettonica della Sicilia sudoccidentale”, coordinato da Mario Mattia, è emersa “l’esistenza di zone di taglio, che si sono mosse in tempi recenti, e anomalie nel tasso di sollevamento delle antiche linee di costa“, mentre altre indagini geodetiche hanno rivelato l’esistenza della faglia, “espressione superficiale di una importante compressione che avviene a livelli profondi in quella zona della Sicilia“.
Una conferma ulteriore dell’attività tettonica persistente è giunta dalle scosse registrate nella zona di Castelvetrano a partire dal 29 settembre dell’anno scorso.
I SINDACI. Le ferite sono in gran parte rimarginate. Ma ora il Belice, a cinquant’anni dal terremoto che domenica sarà ricordato alla presenza del presidente Sergio Mattarella, è di fronte a una grande sfida. «Stiamo costruendo il nostro futuro» hanno detto, con accenti diversi ma con una visione condivisa delle questioni ancora aperte, i sindaci della Valle riuniti nell’auditorium della sede Rai di Palermo. L’incontro ha offerto l’occasione per tracciare a grandi linee la condizione del presente che secondo Margherita La Rocca, sindaco di Montevago, è segnata dall’esodo «ancora più tragico» di tanti giovani costretti a cercare altrove un lavoro che «qui non c’è». Ma vanno ancora completate le opere di risanamento in un territorio che secondo il sindaco di Vita, Filippa Galifi, è ancora disseminato di amianto, finanziati gli ultimi progetti dei privati e ultimati gli interventi di urbanizzazione in zone come il quartiere Cannitello di Santa Margherita Belice. E poi c’è il grande tema delle «identità perdute» sollevato dai sindaci dei paesi costruiti in siti diversi e anche lontani come Salaparuta e Gibellina. «Sono stati costruiti paesi che hanno accolto le persone ma non le hanno aggregate. Meglio le baraccopoli che non i nuovi tessuti urbani», ha sottolineato il sindaco di Salaparuta, Michele Saitta, che in un paese di 1.700 abitanti gestisce una viabilità di 20 chilometri, «per gli spostamenti serve l’auto» e tre case su quattro sono disabitate. Il caso di Gibellina è ancora più simbolico: il nuovo paese è stato costruito a 15 chilometri dal vecchio. Per tutti queste soluzioni urbanistiche, imperniate su un’astratta idea di grandi spazi, «si sono rivelate un grave errore». E hanno abbandonato interi paesi dove sopravvivono, a distanza di mezzo secolo e in condizioni di degrado crescente, i ruderi del terremoto. Come a Poggioreale diventato il simbolo dei paesi fantasma. Tuttavia, ha ribadito Nicola Catania coordinatore del comitato dei sindaci, il Belice ha avuto la capacità di cambiare rotta. Un popolo che viveva di agricoltura in un territorio segnato dalla povertà, si è rimesso in moto con una nuova imprenditoria, ha creato nuove aziende specialmente vinicole, ha creduto nel turismo e nella forza attrattiva dei beni culturali. Proprio la cultura, ha detto il sindaco di Gibellina, Salvatore Sutera, è riuscita a creare nuove opportunità «a partire dall’idea utopica» di Ludovico Corrao che «con l’arte ha riempito gli spazi» e ha trasformato il paese ricostruito in un museo all’aperto. Imprenditoria intelligente e turismo culturale, è il giudizio unanime dei sindaci, hanno trasformato il volto del Belice che domenica 14 gennaio a Partanna, alla presenza di Mattarella, si appresta a ricordare la tragedia del terremoto con l’occhio rivolto al futuro. Il comitato dei sindaci ha preparato un cartellone di eventi, coordinato da Tanino Bonifacio, nei quali il sindaco di Sambuca, Leo Ciaccio, riconosce la forza di una comunità che si vuole impegnare, anche con «l’arma della cultura e della bellezza», per chiudere per sempre la pagina tragica del terremoto.
LA MOSTRA. Gli scatti dei fotoreporter, il primo servizio del radio giornale, i filmati degli archivi Rai. E ancora: il progetto urbanistico per Gibellina Nuova, i bozzetti dei monumenti e le opere degli artisti che, raccogliendo l’appello del sindaco Ludovico Corrao, parteciparono al tentativo di ricostruzione di quel territorio e del suo paesaggio distrutto dal sisma nel segno dell’arte e della land art.
In occasione dei 50 anni del terremoto del Belìce - anniversario che domenica 14 gennaio vedrà l’omaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sui luoghi del terribile cataclisma - la Fondazione Sant’Elia ospita a Palermo la mostra 1968/2018 PAUSA SISMICA. Cinquant’anni dal terremoto del Belìce. Vicende e visioni”, (28 gennaio - 13 marzo). Inaugurazione il 27 gennaio.
Il progetto espositivo - curato dalla Fondazione Orestiadi e coprodotto dalla Fondazione Sant’Elia, in collaborazione con il Comune di Gibellina - va avanti per sezioni ed è articolato secondo la pluralità di linguaggio che è propria dell’arte: pittura, scultura, teatro, foto, video, poesia, musica, architettura e installazioni contemporanee. Si parte dalla cronaca: la notte del terremoto, tra il 14 e il 15 gennaio 1968, e gli scatti dei fotografi - Brai, Giaramidaro, Minnella, Scafidi - che l’indomani si precipitarono nella valle tra Palermo e Trapani; i primi video delle Teche RAI, gli scatti di Letizia Battaglia nella baraccopoli. Quindi la sezione Arte, con opere, fra i tanti, di Guttuso, Schifano, Rotella, Scialoja; bozzetti di sculture e frammenti di scenografie di Pomodoro, Paladino, Consagra, Isgrò per le Orestiadi; il progetto urbanistico per Gibellina Nuova, il Cretto di Burri, i versi dei poeti, la musica, l’archivio orale e molto altro ancora.
SANTA NINFA. Un articolato programma di manifestazioni (della durata di tre giorni) per ricordare, cinquant'anni dopo, il terribile terremoto del 15 gennaio 1968. È quello stilato dal Comune di Santa Ninfa, che si è avvalso della collaborazione dell'Istituto comprensivo «Luigi Capuana», della Parrocchia e delle associazioni locali. La Giunta municipale, nell'approvare il cartellone, ha considerato il fatto che il Comune di Santa Ninfa «è stato il cuore pulsante ed ha avuto un ruolo centrale nella difficile opera di ricostruzione della Valle del Belice, oltre ad essere stato il primo centro a dichiarare quasi completata la ricostruzione post-sismica, e dove però esiste, per i nuovi amministratori, un’altra emergenza da gestire, che è quella del mancato sviluppo economico». Da ciò, secondo l'esecutivo, la necessità che «tutte le forze politiche continuino ad essere unite per potere affrontare questa nuova emergenza con risultati altrettanto positivi».
Il programma. L'articolato calendario prevede, sabato 13 gennaio, alle 16, nel salone parrocchiale della Chiesa madre, l'inaugurazione della mostra fotografica «I volti della speranza –La Santa Ninfa del prima e del dopo-terremoto negli scatti fotografici di don Giuseppe Giovannini, sacerdote rosminiano». Domenica 14, invece, alle 19,30 si terrà una fiaccolata commemorativa (partenza da piazza Cristo Risorto e arrivo in piazza Libertà). Alle 20,30, in piazza Libertà, è previsto un momento commemorativo. Per l'occasione sarà anche montata una tenda da campo, all'interno della quale troveranno posto immagini e oggetti del terremoto. Lunedì 15 gennaio, alle 10 ci sarà un momento commemorativo curato dall’Istituto autonomo comprensivo «Luigi Capuana». Alle 18,00, nella Chiesa Madre, è prevista la celebrazione eucaristica in suffragio delle vittime del terremoto. Alle 19,00, nella sala consiliare, la proiezione del video-documentario «Santa Ninfa: tra il già e il non ancora». Alle 20,30, infine, si terrà una seduta commemorativa del Consiglio comunale. (Nella foto la baraccopoli di Santa Ninfa negli anni Settanta del secolo scorso).