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13/01/2018 06:00:00

Soldi e Chiesa. La Procura chiede archiviazione per i vescovi Mogavero e La Piana

 Si ridimensiona il caso della presunta truffa alla Cei per la realizzazione, a Mazara, del complesso parrocchiale di San Lorenzo, nel quartiere Transmazaro-Miragliano.

La Procura di Marsala ha chiesto, infatti, l’archiviazione per il vescovo Domenico Mogavero e per il suo predecessore, Calogero La Piana. Il gip avrebbe già accolto la richiesta del pm Antonella Trainito. La certezza, comunque, si dovrebbe avere a breve.

L’inchiesta è stata svolta dalla Guardia di finanza di Trapani. Mogavero e La Piana sono stati indagati insieme a Bartolomeo Fontana, progettista e direttore dei lavori, Francesco Scarpitta, progettista, Antonino Gaudente, titolare dell’impresa che si aggiudicò l’appalto, e Gaetano Stradella, responsabile del procedimento relativo al bando di gara mediante licitazione privata.

Per due degli indagati senza abito talare (ancora non si sa chi esattamente) è stato chiesto il rinvio a giudizio. Lo scorso 15 giugno, in Procura, alla presenza dei suoi legali, gli avvocati Stefano Pellegrino e Nino Caleca, l’autodifesa di Mogavero. “Pur essendo un giurista – dichiarò, in sintesi, il vescovo di Mazara - non sono un esperto in materia di appalti. Mi fidavo, quindi, dei tecnici e firmavo le carte che questi mi portavano”. A condurre l’interrogatorio è stato il sostituto procuratore Antonella Trainito, che ha coordinato l’indagine delle Fiamme Gialle. “Secondo l’accusa – spiegò, allora, l’avvocato Pellegrino - se la Cei avesse saputo dell’entità del finanziamento regionale per il complesso parrocchiale San Lorenzo, magari avrebbe concesso 500 mila euro in meno”. Fu questa, infatti, la somma concessa dalla Regione. Un altro filone d’indagine, sempre nell’ambito dello stesso procedimento, vedeva il vescovo Mogavero e don Franco Caruso, ex economo della Diocesi di Mazara del Vallo, poi parroco a Santa Ninfa, accusati di appropriazione indebita (e don Franco Caruso, difeso dall’avvocato Paolo Paladino, anche di malversazione). Ma anche per questo procedimento è stata chiesta l’archiviazione. In questo filone d’indagine, il primo ad essere avviato, a Mogavero si contestava di essersi appropriato di circa 180 mila euro, con accredito di somme sul proprio conto corrente e di assegni tratti in proprio favore dai conti correnti intestati alla Diocesi di Mazara. A don Franco Caruso, invece, di essersi appropriato di oltre 120 mila euro mediante il prelievo di somme in contanti, nonché con l’emissione in proprio favore di assegni tratti sui conti correnti della Diocesi. La malversazione, inoltre, era stata contestata all’ex economo della Curia in quanto, delegato a operare sui conti correnti della Diocesi e avendo la disponibilità delle somme erogate dalla Cei, invece di destinare il denaro interventi caritatevoli, avrebbe speso oltre 250 mila euro per altre finalità. Parte di questo denaro l’avrebbe dato a don Vito Caradonna, che lo scorso anno è stato “spretato” a seguito della condanna per tentata violenza sessuale su un uomo.