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17/01/2018 08:22:00

Truffa chiesa Mazara: sono solo l’ingegner Fontana e il costruttore Gaudente a rischiare

Nell’inchiesta sulla presunta truffa che sarebbe stata commessa nell’ambito dei finanziamenti chiesti dalla Diocesi di Mazara alla Conferenza Episcopale Italiana e alla Regione Siciliana per la realizzazione del complesso parrocchiale di San Lorenzo, nel quartiere Transmazaro-Miragliano, i soli a rischiare il rinvio a giudizio sono Bartolomeo Fontana, 59 anni, ingegnere, progettista e direttore dei lavori, e Antonino Gaudente, di 70, imprenditore edile, titolare della ditta che si aggiudicò l’appalto.

Solo per loro, infatti, la Procura di Marsala non ha chiesto al gip l’archiviazione. Come, invece, è avvenuto (con successivo “ok” del gip) per il vescovo Domenico Mogavero, il suo predecessore, Calogero La Piana, l’architetto Francesco Scarpitta, altro progettista (difeso dall’avvocato Chiara Bonafede), e Gaetano Stradella, responsabile del procedimento relativo al bando di gara mediante licitazione privata. Per Fontana e Gaudente la Procura di Marsala ha disposto uno “stralcio” e ciò fa presumere che la richiesta, per loro, potrebbe non essere analoga a quella formulata per gli altri quattro indagati. I fatti contestati risalgono al 2005, quando la Regione concesse il contributo di 1.363.415 euro e, nel febbraio 2007, la Diocesi ottenne il finanziamento di 1.474.000 euro da parte della Cei. Secondo l’iniziale accusa, il vescovo La Piana prima e poi il suo successore Mogavero nel corso della realizzazione dell’opera non avrebbero comunicato alla Cei il contemporaneo finanziamento della Regione. Se ciò fosse avvenuto, la Cei, sempre secondo l’iniziale accusa, avrebbe potuto ridurre l’importo del finanziamento. Non era chiaro, in particolare, come fossero stati utilizzati circa 500 mila euro. “Ma la Cei – hanno sostenuto gli avvocati difensori di Mogavero, Stefano Pellegrino e Nino Caleca - non è stata mai tratta in inganno perché avrebbe ugualmente concesso l’ulteriore finanziamento. Peraltro, la stessa Procura ha dato atto che nessuna somma è stata oggetto di appropriazione da parte del vescovo Mogavero o degli altri indagati, dato che tutte le somme erogate, sia quelle regionali che della Cei, sono state impiegate regolarmente nella realizzazione dell’opera”. Realizzato tra il 2007 e il 2011 su un’area acquistata negli anni ’90 dalla Diocesi di Mazara, quando era vescovo Emanuele Catarinicchia, il complesso parrocchiale di San Lorenzo è stato inaugurato nel 2012 da monsignor Domenico Mogavero. Quest’ultimo, quando è stato ascoltato in Procura, a Marsala, il 15 giugno 2017, si è difeso affermando: “Pur essendo un giurista, non sono un esperto in materia di appalti. Mi fidavo, quindi, dei tecnici e firmavo le carte che questi mi portavano”. Intanto, tra gli archiviati, il primo (e finora l’unico) a rilasciare una dichiarazione è l’architetto Scarpitta. “Finalmente – commenta il tecnico - dopo dieci mesi di logorante attesa, si chiude per me questa triste pagina. Ciò che in un primo momento mi è stato addebitato ha fortemente segnato la mia persona, prima come uomo e poi come professionista che da 25 anni di attività ha sempre portato alto i valori di trasparenza, lealtà ed onestà intellettuale nel pieno rispetto della legalità. Ho sempre avuto fiducia nel lavoro svolto in questi mesi dalla magistratura a cui va il mio plauso e tutto il mio ringraziamento. Non è mai venuta meno la fiducia e la certezza che sarebbe venuta fuori la verità sulla mia più totale e assoluta estraneità ai fatti a suo tempo addebitati. Un ringraziamento va agli amici ed a chi mi è stato vicino in questi mesi, in particolare e Soprattutto alla mia famiglia”.