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04/02/2018 16:41:00

"Grande Migliore" chiude a Palermo. Al suo posto... i cinesi, che si sono comprati tutto

 Al posto di Grande Migliore, a Palermo, aprirà un emporio cinese. 

Dove fino a pochi giorni fa era aperto il negozio Migliore a Palermo della società Gieco, in via Generale di via Di Maria-via Domenico Costantino, sarà attivo un nuovo punto vendita questa volta gestito dalla New Star, società amministrata da soci di origine cinese che in città hanno già aperto altri negozi a marchio Z&H. I sindacati Uiltucs e Fisascat a questo punto chiedono che i 20 dipendenti che lavoravano nella precedente attività siano salvaguardati.

Le organizzazioni rappresentate da Marianna Flauto e Mimma Calabrò spiegano di avere “già chiesto un incontro alla New Star e alla Milton, società appartenente alla famiglia Bellavia che ha in subaffitto l’immobile e che a sua volta ha subaffittato a New Star. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta”.

La conferma del cambio di insegna è arrivata durante un incontro tenutosi con l’assessore comunale allo Sviluppo economico, Sergio Marino, l’assessore Giovanna Marano e la dirigente del Suap. “Quello che appare – dicono Uiltucs e Fisascat - è che probabilmente il meccanismo che queste aziende hanno messo in campo ha il preciso obiettivo di tentare di eludere le norme che prevedono la garanzia dei livelli occupazionali. Tutela che sono comunque riconosciute dalla legge. In assenza di una chiara e concreta disponibilità da parte della società alla salvaguardia dei lavoratori, saremo costretti ad attivarci presso le sedi competenti per garantire i diritti lesi e far emergere le eventuali violazioni della legge che si riscontreranno”.

I sindacati chiedono quindi che “le autorità competenti intervengano affinché venga fatta chiarezza sulla vicenda, non si può permettere a queste aziende di assumere nuovi lavoratori magari godendo dei benefici derivanti dagli sgravi fiscali e contributivi e allo stesso tempo di lasciare a casa i lavoratori che hanno diritto al mantenimento del posto di lavoro su quell’unità produttiva. L’assenza di controlli anche sulla regolarità dei rapporti di lavoro – concludono i sindacati - favorisce il proliferare di rapporti irregolari, di lavoro nero, il dumping contrattuale, condizioni spesso subite dai lavoratori per lo stato di bisogno in cui versano”.