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08/02/2018 14:12:00

Mafia, a Menfi 7 in manette fra boss e gregari "Mani sugli affari della Valle del Belice"

 Avevano riorganizzato il clan mafioso di Menfi che era stato azzerato dopo l’operazione antimafia Scacco Matto del 2008. Ora i carabinieri hanno arrestati i “nuovi” vertici della cosca di Menfi. Cento militari, con l'ausilio di unità cinofile e metal detector per la ricerca di armi, hanno eseguito sette provvedimenti di custodia cautelare in carcere chieste ed ottenute dal gip del Tribunale di Palermo dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo dell’isola. L’operazione è stata denominata Opunti. Tutti e sette gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa.

L’inchiesta è partita nel 2014 ed è stata condotta dalla Compagnia dei Carabinieri di Sciacca con il coordinamento della Dda di Palermo.

I militari, attraverso una fitta rete di pedinamenti ed intercettazioni, sono riusciti a documentare come gli indagati avessero riorganizzato la famiglia mafiosa di Menfi, dopo essere entrati in contatto con elementi del calibro di Leo Sutera, già capo del mandamento di Sambuca di Sicilia e con il benestare di Pietro Campo, boss della famiglia mafiosa di Santa Margherita di Belìce e di Montevago.

L'indagine ha permesso di fare luce sugli attuali assetti organizzativi e gestionali in seno all'organizzazione, delineando i ruoli direttivi assolti dai capi famiglia di Menfi e Sciacca e la piena disponibilità nei loro confronti da parte dei rimanenti affiliati. Durante le varie fasi dell'inchiesta, gli indagati si sono dimostrati particolarmente attenti sia negli spostamenti, sia nel parlare tra di loro, limitando al massimo gli incontri, che avvenivano solo in luoghi isolati e insoliti, quali maneggi, abitazioni e persino ambulatori medici. Più di una volta, hanno tra l'altro chiesto ad officine meccaniche compiacenti, di eliminare le microspie dalle autovetture in loro uso.

L'inchiesta si è incentrata principalmente sulla figura del capo della famiglia mafiosa di Menfi, il quale, al fine di ricostituire l'organizzazione menfitana, colpita nel 2008 dall'operazione "Scacco Matto", ha in un primo tempo contattato Domenico Friscia, esponente di spicco della famiglia di Sciacca. Ha poi sondato il terreno con il medico Pellegrino Scirica al fine di comprendere se questi avesse preso o meno le redini dell'organizzazione in un momento di sbandamento. Infine, prima di muoversi per tessere la sua ragnatela di contatti con picciotti a sua disposizione, ha chiesto ed ottenuto l'autorizzazione di Pietro Campo in occasione di due incontri avvenuti rispettivamente il 30 giugno e il 9 luglio 2015. Ottenuta l'investitura, la rinata famiglia di Menfi ha ripreso il controllo del territorio, iniziando dal business dell'imposizione dei video poker e delle slot machines negli esercizi commerciali della località rivierasca. Emblematica la conversazione in cui gli indagati affermano: "Ci dobbiamo mettere con le macchinette e ce li prendiamo noialtri i soldi!".


Gli incontri documentati dai Carabinieri avvenivano nei luoghi più disparati. Molto spesso all'interno o nei pressi dell'ambulatorio medico menfitano messo a disposizione da una delle figure centrali dell'inchiesta, il medico di base menfitano Pellegrino Scirica. Questi, oltre a veicolare le informazioni all'interno dell'organizzazione, è spesso intervenuto nella gestione degli affari dell'associazione, incontrando in una circostanza, anche Leo Sutera.

Tra gli elementi apicali coinvolti nell'indagine, risulta esservi anche Domenico Friscia, personaggio di spicco della famiglia di Sciacca, che si sarebbe anche attivato per procurare armi da fuoco da tenere nella disponibilità dell'organizzazione.

Tutti i destinatari della misura, il 6 luglio del 2016 furono arrestati, su decreto di fermo della Dda di Palermo, dai Carabinieri di Sciacca.

Gli arrestati sono Tommaso Gulotta, di 52 anni; Cosimo e Giuseppe Alesi, di 52 e 47 anni; Matteo Mistretta di 32 anni; Vito Riggio di 48 anni e Pellegrino Scirica di 62 anni, tutti di Menfi e Domenico Friscia, 53 anni, di Sciacca.