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16/02/2018 07:02:00

Truffa e appropriazione indebita, processo a due ex promoter Mediolanum, disposte perizie

Non è chiaro chi ha firmato tutta una serie di carte oggetto del processo che per appropriazione indebita, truffa aggravata in concorso e falso in scrittura privata vede imputati il 43enne marsalese Giacomo Di Girolamo, ex responsabile del gruppo di promotori finanziari della locale agenzia della Banca Mediolanum, e la 40enne Francesca D’Amico, anche lei ex promoter della stessa banca, che in diversi casi avrebbe agito d’intesa con il primo.

Su richiesta della difesa, quindi, il giudice monocratico Matteo Giacalone ha disposto la nomina di un perito calligrafo che dovrà stabilire se siano state o meno tre presunte vittime a firmare quelle carte.

Ad invocare la perizia sono stati l’avvocato Ignazio Bilardello, difensore dei due promoter imputati, e il legale della Banca Mediolanum, che è al tempo stesso responsabile civile e parte civile. L’ammontare della truffa è stata quantificata in circa un milione di euro. L’indagine è stata svolta dalla sezione di pg della Guardia di finanza all’epoca in cui era diretta dal luogotenente Antonio Lubrano. Le presunte vittime del raggiro hanno detto di essere state convinte da Di Girolamo e D'Amico ad affidare loro il denaro frutto di anni di risparmi, con la promessa di lauti guadagni in termini di interessi. “Ci erano stati promessi notevoli guadagni grazie a ottimi tassi di interesse e invece i nostri soldi sono addirittura spariti” dichiararono, lo scorso anno, in aula, alcune delle “vittime”. Le quattro “parti lese”, citate dal pm, confermarono quanto già dichiarato alle Fiamme Gialle (Lubrano e maresciallo Salvatore Missuto) nel corso delle indagini. I quattro testi, parte civile con l’assistenza dell’avvocato Salvatore Fratelli, dissero di essere stati convinti da Di Girolamo e D'Amico ad affidare loro il denaro frutto di anni di risparmi, con la promessa di lauti guadagni in termini di interessi. Per poi scoprire, però, di essere stati raggirati. Infatti, alcuni mesi dopo l’affidamento delle somme, venivano a sapere (“Per ammissione degli stessi imputati” sottolinea l’avvocato Fratelli) che i loro risparmi erano stati utilizzati dai due promoter sotto processo per loro fini personali. I quattro testi hanno, inoltre, dichiarato che il Di Girolamo, messo alle strette, si impegnava a restituire il denaro sottratto, rilasciando alle vittime cambiali e assegni che, però, poi non riusciva ad onorava alle scadenze per mancanza di denaro. Uno dei testi ha anche riferito di aver scoperto di essere debitore di Banca Mediolanum per circa altri 6 mila euro per un finanziamento da lui mai richiesto. Forse, secondo il legale di parte civile, formalmente richiesto con l'utilizzo “fraudolento” da parte degli imputati (o di uno di questi) di una delle “tante firme in bianco che di volta in volta gli imputati si facevano rilasciare dai loro malcapitati clienti, dopo aver abilmente carpito la loro fiducia”. L’avvocato Fratelli ha, poi, prodotto vari documenti che attesterebbero la truffa e l'appropriazione. Tra queste carte, anche alcuni titoli di credito sottoscritti da Di Girolamo e alcune autografe dello stesso ex promoter con cui riconosceva di aver ricevuto danaro dalle “parti offese” (altre 5 saranno ascoltate in settembre). Ma l’avvocato Ignazio Bilardello replicò: “Da queste testimonianze è emerso che i due imputati non intrattenevano questi rapporti nella qualità di promoter della Mediolanum, ma che si trattava di prestiti ricevuti a titolo personale che poi non sono più riusciti a restituire totalmente”. Una tesi, questa, che sicuramente sarà cavalcata anche dai legali della Banca Mediolanum. Le parti civili sono una ventina. A rappresentarle, oltre a Salvatore Fratelli, sono anche gli avvocati Carlo Ferracane (dalla denuncia di un suo cliente è partita l’inchiesta delle Fiamme Gialle della Procura), Peppe Gandolfo, Sebastiano Isidoro Genna, Giuseppe Cavasino, Riccardo Marceca, Pietro Giacalone e Giacomo Pipitone.