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17/02/2018 06:00:00

Ato Tp1 e Aimeri, rifiuti e corruzione: sei assoluzioni a Marsala

 E’ finito in una bolla di sapone il processo “Alestra Salvatore + 5”. Anche se per i due principali imputati si tratta, probabilmente, solo del primo round. Avendo chiesto, infatti, il pm della Carlo Marzella la condanna, per corruzione, di Orazio Colimberti, ex direttore dell’area Sud dell’Aimeri Ambiente, e di Salvatore Alestra, ex direttore dell’Ato Tp1, rispettivamente a tre e a due anni di carcere, appare scontato che l’accusa, dopo aver letto le motivazioni della sentenza (tra 90 giorni), farà appello per poter celebrare un altro processo. Stavolta, davanti la Corte d’appello di Palermo.

“Il fatto non sussiste” è la formula con cui il Tribunale di Marsala ha sentenziato le assoluzioni. Per l’accusa, Alestra non avrebbe denunciato i “disservizi” di Aimeri. In cambio, avrebbe ricevuto favori da Colimberti. Dimostrare il patto corruttivo, però, se non c’è una prova schiacciante, è sempre piuttosto difficile.

Nel processo, scaturito dall’indagine sul sistema, secondo l’iniziale accusa “illegale”, di raccolta e smaltimento dei rifiuti gestito dall’Ato Tp1 in diversi Comuni della provincia di Trapani, erano imputati, per traffico illecito di rifiuti (per oltre 47 mila tonnellate), anche il capo impianto del cantiere di Trapani, Salvatore Reina, nonché Michele Foderà, amministratore di fatto della “Sicilfert” di Marsala, Pietro Foderà, socio e responsabile dei conferimenti alla Sicilfert, e Caterina Foderà, responsabile amministrativo della stessa azienda, che nello stabilimento di contrada Maimone trasforma i rifiuti in fertilizzanti. Anche loro sono stati assolti. In questo caso, su richiesta dello stesso pm Marzella, per il quale “non è stata raggiunta la prova” della colpevolezza. A difendere Reina è stato l’avvocato Paolo Paladino, secondo il quale: “La sentenza largamente assolutoria dimostra non solo la totale inconsistenza delle accuse che per tanti anni sono gravate sugli imputati, ma soprattutto restituisce alla società Aimeri e agli uomini che per essa lavorano, grazie ai quali la nostra città oggi può vantare invidiabili primati in termini di pulizia e di raccolta differenziata, là rispettabilità che taluni hanno strumentalmente tentato di mettere in discussione”. Ad assistere la Sicilfert e Pietro Foderà sono stati, invece, gli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida, che affermano: “Con la sentenza di assoluzione piena si riconosce che la Sicilfert svolge correttamente la sua attività”. A difendere gli altri due Foderà, Michele e Caterina, è stato l’avvocato Giuseppe Cavasino. Altri difensori: Valentina Castellucci, Vito Agosta e Massimo Mattozzi. Nel processo, erano parti civili il ministero e l’assessorato regionale Ambiente, l’Ato Tp1 e il Comune di Marsala, entrambi rappresentati dall’avvocato Luigi Cassata, nonché i Comuni di Erice e Paceco (avvocati Rando e Maltese) e il Movimento difesa del cittadino (avvocato Gandolfo). Nel corso del dibattimento, il Tribunale ha ascoltato anche il contabile dell’ex Ato Tp1, Vincenzo Novara. E da questa testimonianza era emerso che tranne che in qualche caso, le penali applicate per “disservizi” dall’Ato Tp1 all’Aimeri Ambiente (con decurtazione sulle fatture presentate dalla società che vinse l’appalto per la raccolta dei rifiuti) furono versate ai Comuni con ritardi notevoli. Anche di qualche anno. La situazione si sbloccò quando a dirigere l’Ato, dal 2012, furono i commissari liquidatori, che hanno provveduto a girare ai Comuni il denaro non versato all’Aimeri per mancata pulizia cassonetti, strade e caditoie per le acque piovane. Dalla testimonianza, invece, di un dipendente dell’Agesp, la società di cui è titolare Gregory Bongiorno e che in alcuni Comuni gestiva il servizio di raccolta in sub appalto per l’Aimeri, è venuto fuori che alla Sicilfert non veniva conferito amianto, come facevano supporre alcuni contenitori di rifiuti utilizzati proprio per il trasporto del pericoloso minerale. In questi contenitori, infatti, ha detto il dipendente dell’Agesp “c’era solo mozzarella”.