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07/03/2018 07:14:00

Mafia, sequestro per l'imprenditore Calogero Romano. Un impero da 120 milioni di euro

Sequestro di beni per l'imprenditore Calogero Romano. Il valore del sequestro è di 120 milioni di euro. 

C'è pure l'autodromo internazionale Valle dei Tempi di Racalmuto nell'elenco dei beni sequestrati.  Il provvedimento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, su richiesta dei pubblici ministeri palermitani, riguarda una serie di aziende.  Gli interessi economici di Romano spaziano dalle imprese di costruzioni agli impianti di calcestruzzo, dalle agenzie immobiliari alle corse, fino ai lavori per la posa della fibra ottica che le sue imprese stanno piazzando a Palermo e Agrigento. Tutte le imprese proseguono la loro attività in amministrazione giudiziaria.

Nel 2016 Romano è stato condannato a sei anni e mezzo di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Per un ventennio, fra il 1992 e il 2012, Romano avrebbe messo i suoi impianti di calcestruzzo a disposizione dei boss Maurizio Di Gati, Calogero e Ignazio Gagliardo. In cambio avrebbe ottenuto una corsia preferenziale nell'aggiudicazione delle commesse. Fu lui, per volere del capomafia Giuseppe Falsone, a fornire ad esempio il cemento alle aziende di Angelo Di Bella e Vincenzo Di Bella che costruirono il centro commerciale "Le Vigne." Secondo i finanzieri, Romano avrebbe sovrafatturato le forniture in modo da creare i fondi neri necessari a sostenere la famiglia mafiosa di Canicattì. A ricostruire gli affari sono stati Di Gati e Ignazio Gagliardo nel frattempo divenuti collaboratori di giustizia.

Il pentito Maurizio Di Gati ha svelato il patto: “Si mise a disposizione per assumere personale indicato da noi. Gli accordi erano che saremmo stati soci occulti, sia nella ditta di fili elettrici sia nella società che doveva realizzare l’autodromo a Racalmuto. E avremmo diviso i guadagni”.

IL COMUNICATO DELLA FINANZA. I finanzieri del Gico hanno trovato una netta sperequazione fra i redditi ritenuti leciti, gli investimenti e il patrimonio accumulato da Romano, di cui fanno parte anche 119 immobili fra terreni e abitazioni. Il Nucleo di polizia economico-finanziaria, agli ordini del colonnello Francesco Mazzotta, ha scovato passaggi di denaro in contanti per oltre quattro milioni di euro.

I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Agrigento su proposta della Procura della Repubblica di Palermo, hanno sequestrato aziende, immobili, auto e conti correnti nella disponibilità di Calogero Romano, noto imprenditore originario di Racalmuto, per un valore complessivo di oltre 120 milioni di euro.

Le indagini, svolte dalle Fiamme Gialle palermitane e coordinate dalla Procura della Repubblica di Palermo, hanno consentito di ricondurre il successo delle iniziative imprenditoriali del Romano ai rapporti di connivenza dallo stesso intrattenuti – nell’arco di un ventennio – con esponenti di spicco di Cosa Nostra agrigentina. Nel 2016, Calogero Romano è stato infatti condannato dal Tribunale di Agrigento alla pena di sei anni e sei mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, per aver contribuito “al rafforzamento di Cosa Nostra, pur non facendone parte, fino a quando il suo principale punto di riferimento, il mafioso Ignazio Gagliardo, non entrò nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia”.

Lo stesso aveva intrattenuto rapporti diretti con “Cosa Nostra” agrigentina, beneficiando dell’appoggio e della protezione di esponenti della famiglia di Racalmuto (AG), al fine di ottenere vantaggi per le proprie imprese, operanti nel settore edilizio e nel mercato del calcestruzzo. In particolare, tra il 1992 ed il 2012 l’imprenditore ha consentito agli esponenti del sodalizio criminale Ignazio Gagliardo, Calogero Gagliardo e Maurizio Di Gati, di gestire l’impianto di calcestruzzo formalmente riconducibile alle società dallo stesso controllate – tra cui la “EREDI ROMANO DI ROMANO CALOGERO & C. s.n.c.”, la “ROMANO s.r.l.” e la “IERRE s.r.l”. – in cambio dell’accrescimento e sviluppo della propria attività economica.

Attività che, proprio grazie all’appoggio incondizionato di esponenti di spicco di Cosa Nostra agrigentina, si è ulteriormente sviluppata ed è stata diversificata, ampliando così la galassia degli interessi economici del ROMANO. Nel tempo sono state costituite molte società, tra cui la “PROGRAM GROUP RACING ENGINEERING s.r.l.”, proprietaria del noto Autodromo Internazionale Valle dei Templi di Racalmuto, la “BETON 640 società unipersonale a r.l.”, la “MEDITERRANEA CAVI s.p.a.” e la “ROMANO TELECOMUNICAZIONI s.r.l.”, queste ultime specializzate nella posa di cavi elettrici e telefonici che hanno via via guadagnato una posizione dominante nel settore delle opere di realizzazione di reti telematiche, nelle provincie della Sicilia occidentale.

Con il consenso di Giuseppe Falsone, il boss di Campobello di Licata, considerato in passato il capo di Cosa Nostra agrigentina, Calogero Romano ha, inoltre, fornito alle aziende riconducibili a Angelo Di Bella e Vincenzo Leone, appartenenti alla famiglia mafiosa di Canicattì (AG), il calcestruzzo necessario alla realizzazione dei lavori di costruzione del noto centro commerciale “Le Vigne”, sito tra le città di Agrigento e Caltanissetta, ai medesimi “consentito” sotto il diretto controllo della famiglia mafiosa egemone sul territorio. I finanzieri hanno peraltro accertato come per l’edificazione del centro commerciale, il Romano abbia fatto sistematico ricorso a sovrafatturazioni delle forniture di calcestruzzo, al fine di precostituirsi “fondi neri” necessari al sostentamento della famiglia mafiosa di Canicattì.

Una volta divenuti collaboratori di giustizia, Maurizio Di Gatti e Ignazio Gagliardo, che erano stati informati direttamente dal Romano delle iniziative imprenditoriali che lo stesso aveva intrapreso per la costruzione dell’autodromo di Racalmuto, hanno fornito dichiarazioni sul suo conto e sulle imprese a quest’ultimo riconducibili.

A conclusione degli accertamenti economico-patrimoniali svolti dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, è stata – in definitiva – dimostrata una ingente sperequazione fra redditi leciti, patrimoni accumulati ed investimenti effettuati da Calogero Romano, sulla base della quale è stata applicata la misura patrimoniale del sequestro finalizzato alla confisca in capo allo stesso, anche mediante l’interposizione dei familiari, di:

n. 10 aziende di cui n. 2 ditte individuali e n. 8 società, fra le quali si segnalano la “ditta individuale ROMANO Calogero”, operante nel settore immobiliare, la “ROMANO s.r.l.”, la “MEDITERRANEA CAVI s.p.a.”, dedite alla produzione e posa di cavi, la “ROMANO TELECOMUNICAZIONI s.r.l.”, la “PROGRAM GROUP RACING ENGINEERING s.r.l.”, proprietaria dell’autodromo della Valle dei Templi, la “IERRE s.r.l.”, nonché l’”I.F.I.S. Real Estate SRL”; decine di automezzi; n. 16 rapporti bancari; n. 119 immobili (tra terreni e abitazioni).