Vito Monachello, 51 anni, di Campobello di Mazara, si è suicidato nel bagno della sua cella nel carcere di Ravenna. Monachello era stato arrestato, venerdì notte, mentre stava tentando una rapina in una banca. Ecco il racconto di quanto è accaduto da parte del quotidiano veronese L'Arena:
L’hanno trovato ieri mattina (05.03.2018) nel bagno della sua cella. «Si è impiccato legando le lenzuola alle grate della toilette» fa sapere Pasquale Giacomo, della Uil della Polizia penitenziaria di Ravenna. Vito Monachello, 51 anni, ha deciso di togliersi la vita dopo l’arresto, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato. I carabinieri l’avevano sorpreso in una via della città romagnola a poche ore dalla rapina commessa ai danni della Cassa di risparmio del Veneto a Colognola ai Colli in via Stra’. Il suo arresto era avvenuto grazie ad un lavoro sinergico tra i carabinieri di San Bonifacio, la polizia locale dell’Unione dei Comuni dell’est Veronese (vedi articolo a fianco) e i militari dell’Arma di Ravenna. Nel frattempo, i militari di Soave avevano assicurato con un’operazione lampo l’altro malvivente, Andrea Luca, 41 anni, arrestato a poche centinaia di metri dalla banca appena rapinata, recuperando il bottino di 28.000 euro. Ora è in carcere a Verona dopo la convalida, decisa ieri dal gip Livia Magri.
IL SUICIDIO. Mancavano pochi minuti alla convalida dell’arresto ieri mattina quando gli agenti della penitenziaria hanno scoperto il corpo senza vita di Monachello nel bagno della sua cella a Ravenna. Erano andati a prenderlo per portarlo nella sala destinata agli interrogatori nella casa circondariale della città romagnola. Ad attenderlo, oltre al gip ravennate, c’era anche il suo legale, l’avvocato Michele Lombini. L’attesa di difensore e giudice è stata vana. Sono stati gli stessi agenti ad informarli dell’estremo gesto, appena scoperto e compiuto nella notte di ieri da Monachello. Ieri non è emerso se il siciliano, nato a Campobello di Mazara vicino a Trapani, ha lasciato un biglietto nel quale spiegava le ragioni del suo gesto. Una volta comunicata la notizia, la procura di Ravenna ha aperto un’indagine per individuare eventuali lacune nella sorveglianza di Monachello in carcere. Ieri mattina, si erano precipitati subito in carcere gli agenti della polizia scientifica oltre al medico legale per definire anche l’orario della morte.
IL SUO ARRESTO. Nel frattempo, ieri sono emersi altri particolari dell’arresto di Monachello, avvenuto nella notte tra venerdì e sabato. I militari dell’Arma erano risaliti alla targa dell’Alfa 159, grigia utilizzata da Luca e Monachello grazie alle indicazioni arrivate dal comando della polizia locale dei Comuni dell’est veronese. Il vigile Riccardo Panato ha individuato la targa tramite le telecamere installate in paese, l’ha subito comunicata ai militari dell’Arma che hanno a loro volta diffuso i numeri a tutte le pattuglie in servizio in quel momento. Il cinquantunenne è stato intercettato dai carabinieri di Soave che hanno sparato alle ruote dell’Alfa senza, però, riuscire a fermarlo. Durante il viaggio, Monachello aveva cambiato una delle due ruote bucate. L’auto era intestata ad un amico di Monachello, residente a Ravenna e così le ricerche del fuggitivo si sono concentrate nella città romagnola. I militari hanno comunicato il nome di Monachello ai colleghi di Ravenna che, a loro volta, hanno passato al setaccio le amicizie del ravennate. Sono così risaliti al conoscente e hanno scoperto che l’auto si trovava vicino alla sua abitazione. Pochi minuti e hanno bloccato Monachello mentre si avvicinava all’Alfa 159.
LA CONVALIDA A VERONA. Ha parlato a lungo, Andrea Luca, classe 1977, ha risposto alle domande del gip Livia Magri nel corso dell’udienza di convalida che si è tenuta ieri mattina nel carcere di Montorio. Difeso dagli avvocati Paolo Costantini e Stefano Salvemini ha raccontato che insieme al complice erano partiti da Ravenna, dove Luca vive con la moglie e due figli, per compiere il colpo a Colognola ai Colli, un paese leggermente defilato ma vicino all’autostrada, comodo in caso di fuga, un posto che lo stesso complice aveva individuato sostenendo che conosceva il luogo (la banca è a poca distanza dalla caserma dei carabinieri). Lui e Monachello si erano conosciuti molti anni fa, in carcere a Ravenna, ma dopo aver scontato la condanna Luca si era rifatto una vita, aveva trovato lavoro e alcuni mesi fa il conoscente (di cui non aveva avuto più notizie) si era rifatto vivo. Ha spiegato che non era loro intenzione fare del male a nessuna delle persone all’interno della banca e che prima di andarsene hanno legato le mani dei presenti dietro alla schiena fatta eccezione per una signora in stato interessante alla quale hanno assicurato i polsi con le braccia in grembo. Ha ammesso ogni cosa, anche di essersi fermato quando ha visto che i carabinieri li stavano inseguendo e per consentire al complice di dileguarsi. Ma il denaro lo aveva Luca. Il gip ha quindi convalidato l’arresto e mantenuto la custodia cautelare in carcere.