La corte d’appello di Caltanissetta, che celebra il processo di revisione a carico dell’ex manager di Publitalia, Marcello Dell'Utri, dovrebbe decidere oggi sulla richiesta di sospensione dell’esecuzione delle pena presentata dalla Procura generale. E pertanto per l'ex senatore potrebbero già oggi aprirsi le porte del carcere. Dell'Utri è stato condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
La decisione, inizialmente fissata per gennaio, era stata rinviata perché, a sorpresa, la corte si era vista sollevare un conflitto di competenza su input della procura generale di Palermo.
Per le gravi condizioni di salute in cui versa, l’ex manager, che deve scontare un altro anno e mezzo di reclusione, è stato posto in detenzione ospedaliera.
La vicenda nasce dalla sentenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (Cedu) che, tre anni fa, condannò l’Italia per avere processato ingiustamente l’ex numero due del Sisde Bruno Contrada, condannato come Dell’Utri per concorso in associazione mafiosa. Per i giudici della Cedu all’epoca dei fatti contestati a Contrada, precedenti al ‘92, il reato non era sufficientemente tipizzato. La pronuncia di Strasburgo, a luglio scorso, dopo una lunga battaglia giudiziaria, è stata «recepita» dalla Cassazione che ha revocato la condanna del funzionario. Il caso dell’ex numero due del Sisde e quello di Dell’Utri, anche lui ritenuto colpevole per fatti commessi prima del 1992, presentano dunque notevoli similitudini.