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15/03/2018 08:01:00

Mafia, si finge il figlio scomparso per lupara bianca e truffa per anni due anziani

Ha fatto credere per anni a due anziani genitori di essere il figlio scomparso con il metodo della lupara bianca, depredandoli di ogni bene, ma era una truffa e ora l’uomo è stato arrestato.

E’ accaduto nel messinese, dove i Carabinieri hanno ammanettato Francesco Simone di 44 anni di Basicò. I Carabinieri della Comando Provinciale di Messina, guidati dal colonnello Jacopo Mannucci Benincasa, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di Simone “gravemente indiziato del reato di truffa aggravata” nei confronti dei due anziani.

Le indagini sono scaturite dalle dichiarazioni rese, ai Carabinieri della Stazione di Montalbano Elicona, da una donna che aveva intrattenuto una relazione sentimentale con l’indagato la quale ha raccontato “una storia all’apparenza inverosimile”, come dicono gli investigatori.

La donna ha riferito ai Carabinieri che “Francesco Simone da oltre 10 anni intratteneva contatti, con cadenza giornaliera, con i genitori dello scomparso Domenico Pelleriti, cui aveva fatto credere che il figlio era dimorante al Nord Italia e gli richiedeva del denaro da inviare al figlio per le cure mediche di cui necessitava ed aggiungeva che Simone, per convincere gli anziani a consegnargli il denaro, li ingannava simulando al telefono di essere il loro figlio camuffando la sua voce – dicono i Carabinieri – Simone poi si recava personalmente a ritirare il denaro presso l’abitazione che puntualmente gli consegnavano convinti di aiutare loro figlio. Talvolta invece si faceva lasciare il denaro nella cassette della posta di una casa cantoniera”. Una storia di “crudeltà disumana”, portata avanti da un “uomo senza scrupoli”, come dice il colonnello Jacopo Mannucci Benincasa.
Le investigazioni, immediatamente avviate dalla Stazione Carabinieri in sinergia con i militari della Compagnia Carabinieri di Barcellona, svolte sotto la direzione del sostituto Procuratore della Repubblica Rita Barbieri, hanno permesso di fare luce su questa vicenda, all’apparenza paradossale, “ma in realtà drammatica e di inusitata crudeltà il cui antefatto è fondamentale, per comprendere la portata del dramma vissuto dalle vittime e la tortura psicologica patita”.
Nel luglio del 1993 Domenico Pelleriti, è stato vittima della cosiddetta “lupara bianca”, per mano della mafia barcellonese e, dopo la sua scomparsa, il corpo, trascorsi orami 25 anni, non è mai stato rinvenuto. Su questo delitto ha fatto luce recentemente l’indagine denominata “Gotha VI” svolta dai Carabinieri del Comando Provinciale e della Sezione del ROS di Messina che ha disvelato i contorni del delitto del giovane, anche attraverso le dichiarazioni auto accusatorie di alcuni degli autori del grave fatto di sangue che hanno intrapreso il percorso di collaborazione con la giustizia permettendo di risalire ai mandanti, agli esecutori ed al movente dell’omicidio. Il giovane Pelleriti, pur non appartenendo alla criminalità organizzata, era coinvolto in un “giro” di ladri d’auto ed era sospettato di avere compiuto dei furti in danno di un esercizio di vendita di ceramiche che pagava “il pizzo” all'associazione mafiosa. I capi della “famiglia barcellonese” non potevano tollerare che la loro autorità venisse messa in discussione e, pertanto, intervenivano decidendo di assassinarlo personalmente, unitamente ad un altro giovane anch’egli sospettato di avere partecipato ai furti.