Esce allo scoperto Luciano Perricone, l’ex consigliere comunale ed ex candidato sindaco di Liberi e Indipendenti alle scorse amministrative di Castelvetrano, “abortite” lo scorso anno dallo scioglimento per mafia a pochi giorni dal voto.
In un acceso comunicato stampa, critica la proposta di legge del deputato regionale del Partito Democratico Baldo Gucciardi, che propone il riconoscimento di Zona Franca per la legalità per i Comuni sottoposti ai provvedimenti di scioglimento per infiltrazione mafiosa. E nello stesso tempo si scaglia contro il Pd locale e regionale (forse anche nazionale), ritenendolo responsabile di una sorta di complotto politico-giudizario-giornalistico contro la città.
Il circolo del Pd di Castelvetrano risponde per le rime con un proprio comunicato, affermando di “non avere paura di schierarsi dalla parte di chi quotidianamente lotta contro la mafia” e non accettando “lezioni di morale, politica o giudiziaria che sia, da chi si riempie la bocca di rispetto per lo Stato di Diritto, per la Costituzione, per i principi fondamentali mentre va a braccetto con chi ha le precise responsabilità politiche del disastro avvenuto a Castelvetrano nell'ultima sindacatura!”.
Tutto nasce, come dicevamo, dalla proposta di legge di Baldo Gucciardi.
Visto che spesso il commissariamento si ripercuote sugli investimenti, sarebbe “Indispensabile - aveva spiegato Gucciardi - dare sostegno alle aziende presenti nei territori fortemente condizionati dalla mafia e che hanno il coraggio di denunciarla per combatterla, innescando un circolo virtuoso che abbia come obiettivo la crescita socio-culturale di un territorio”.
Perricone non l’ha presa bene.
“E’ tardivo, esimio Onorevole – scrive - il vostro interessamento politico nei confronti di città distrutte dall’azione di repressione ad ampio spettro e indirizzata verso luoghi che, loro malgrado, hanno dati i natali a pericolosi boss latitanti”.
Insomma, la reazione a prima vista sembra quella tipica dell’allergia all’etichetta. Un’allergia che ha radici certamente precedenti al commissariamento e alle recenti forzature giornalistiche di una parte dei media.
Perricone, intercettando il malessere diffuso di coloro che non ci stanno ad essere scambiati per mafiosi, sfida Gucciardi: “Provi Lei, dopo tutto quello che è stato sputato su Castelvetrano e per mesi a far ripartire gli investimenti in questo territorio. Lei lo farebbe un investimento imprenditoriale su Castelvetrano in queste condizioni di caos? Da Milano a Londra tutti ormai credono che i castelvetranesi hanno strani rapporti con la mafia e che, in qualche modo, agevolino il boss Messina Denaro”.
Ma la novità sta nella responsabilità (o corresponsabilità) del discredito nei confronti di un’intera città, che l’ex candidato sindaco identifica nel Partito Democratico: “Questa forte azione denigratoria è stata voluta anche dal Governo uscente. La strategia delle ‘bombe mediatiche’ ad ampio spettro, oltre a non aver sortito l’effetto desiderato, ovvero l’arresto del delinquente Messina Denaro e dei suoi più stretti sodali, ha mandato al suolo tutto quello che di buono si era fatto in questi anni per affrancare Castelvetrano dal malaffare”.
Perricone va poi oltre: “L’attività giudiziaria è stata ampiamente strumentalizzata da certa politica al potere fino a ieri, per annientare totalmente una comunità e una classe dirigente di altro colore”.
Secondo l’ex consigliere comunale, dunque, il governo della Regione Siciliana (e della nazione?) avrebbe avuto interesse ad annientare una comunità ed una classe dirigente locale.
Convinzione non nuova, per la verità, già appresa per la prima volta (almeno pubblicamente) dalla voce dell’ex sindaco Felice Errante che, proprio a fine aprile dello scorso anno, nel suo intervento di presentazione della candidatura dello stesso Perricone, sulla possibilità dello scioglimento aveva detto: “Registro architetti sinistri, prezzolati, esperti in materie sanitarie, che viaggiano per i palazzi romani e tra qualche giorno anche per i palazzi trapanesi”. Il chiaro riferimento era a Pasquale Calamia del Pd, che aveva portato Gianni Pompeo (allora candidato sindaco con la coalizione del Pd) a commentare: “Ogni viscida allusione fatta nei confronti di un uomo che ha subìto dalla mafia rappresaglie e vendette, è intollerabile da tutte le persone per bene, e svela una singolare idea dello Stato e delle Leggi!”.
Emblematica poi, l’ultima parte del comunicato stampa di Perricone: “Alla politica spetta adesso l’arduo compito di riseminare tutta la terra bruciata lasciata da azioni politico-giudiziarie errate e che hanno ancor più rovinato questo lembo di terra siciliana”.
Dal canto suo il Partito Democratico di Castelvetrano, in una nota diffusa dalla segretaria Monica Di Bella, trova “Quantomeno grottesco che uomini cd politici di questa città, attraverso discutibili teoremi di complottismo contro la nostra comunità, accusino il Partito Democratico della (citiamo testualmente) ‘onda barbarica lanciata su Castelvetrano’ sfociata nel commissariamento e nelle bombe mediatiche a tutti note”.
E sulla figura di Perricone, scrive: “Dove è stato il portavoce di Liberi ed Indipendenti, Luciano Perricone, già consigliere comunale, già assessore, già presidente della prima commissione consiliare ‘urbanistica, edilizia, programmazione, sviluppo economico ed attività produttive’, in questi anni? Ah già! Ha amministrato questa Città, con alterne fortune e con i risultati che oggi tutti vediamo. Fino ad essere il prescelto candidato sindaco della coalizione contro la quale ha, per qualche tempo, sostenuto una strenua opposizione, salvo poi rimanere folgorato da una possibile investitura a primo cittadino”.
Inoltre dalla segreteria del Pd, sottolineando come siano “abituati a confrontarsi sulle proposte e non sul terreno paludoso della supponenza”, accolgono positivamente la proposta di legge di Gucciardi: “Abbiamo il dovere di tutelare i Comuni i cui organi elettivi siano stati sciolti in conseguenza a fenomeni di infiltrazioni e di condizionamenti di tipo mafioso, trasformando un provvedimento, che viene purtroppo vissuto come una scure che si abbatte sull’intera popolazione, come opportunità non soltanto per il ripristino della legalità violata ma anche per il rilancio socio-culturale ed economico di un territorio. Evidentemente questi ultimi sono aspetti che non interessano a chi, pur aspirando al governo della Città, muove superficiali critiche all’operato del PD”.
In questo attrito tra gli Errantiani Liberi e Indipendenti ed il Pd, è difficile capire dove si ponga il Movimento 5 Stelle locale. A Castelvetrano infatti non esiste ancora in termini formali ed è sempre difficile capire fino a che punto il relativo Meetup possa rappresentarlo. Ricordiamo, in questo senso, la prudente assenza di posizione sulle demolizioni delle case abusive di Triscina da parte del portavoce del Meetup Salvatore Di Benedetto.
Conosciamo però la posizione del M5S nazionale sia sull’abusivismo (favorevoli alle demolizioni, tranne che per l’abusivismo di necessità) che sullo scioglimento del comune di Castelvetrano.
Su quest’ultimo tema, il M5S aveva chiesto già all’inizio del 2016 con un’interrogazione alla Camera, al presidente del Consiglio e al ministro dell’Interno se si intendevano “assumere iniziative ai sensi dell’articolo 143 del testo unico degli Enti locali, al fine di accertare eventuali infiltrazioni mafiose all’interno del Comune di Castelvetrano”.
Eppure i castelvetranesi, alle politiche del 4 marzo, hanno tributato ai 5 Stelle più del 50% del consenso.
Sarà una lunga campagna elettorale.
Egidio Morici