Accordo raggiunto (secondo il Corriere della Sera) tra Di Maio e Salvini. L’ipotesi iniziale è stata rovesciata: non la camera al M5s e il senato alla Lega, ma la camera al centro-destra e il senato a un nome scelto dal capo dei grillini. Quest’ultimo dovrebbe essere una donna, «e avrà un chiaro profilo politico».
Salvini, per Montecitorio, punta su Giorgetti o Fedriga. Berlusconi verrebbe tacitato con la candidatura del forzista Tondo a governatore del Friuli (si vota il 29 aprile).
Secondo il Sole24Ore, invece, Di Maio e Salvini avrebbero concordato di prendersi personalmente, l’uno la presidenza della camera, l’altro quella del senato.
«C’è una campagna acquisti discreta, riservata, che attraversa il Sud colonizzato dai salviniani. Il Carroccio, senza fare troppo clamore, in queste ore imbarca personale politico utile a rafforzare la leadership di coalizione partorita dalle urne» denuncia intanto Repubblica.
Continua a fare discutere intanto l'intervista di ieri di Beppe Grillo su Repubblica. Scrive Stefano Folli:
«Grillo crede poco che il M5S governativo vada lontano. Non ha alcuna intenzione di mettersi di traverso o di riprendere un ruolo politico. Vuole però essere ritenuto estraneo agli sviluppi in corso dopo il 4 marzo. Certo, “possiamo adattarci a qualsiasi cosa”, dice con ironia. Ma quel “possiamo” si riferisce in realtà a Di Maio e al suo gruppo dirigente così poco in sintonia con il “grillismo” anti- sistema dei primi anni. Ora l’identità è cambiata: un po’ di sinistra, un po’ di destra, un po’ democristiana, ci si adatta a tutto.
Impossibile leggere in queste frasi beffarde un’adesione al nuovo corso. Più realistico vedervi il distacco ormai definitivo dell’uomo che il M5S l’ha fondato su presupposti differenti da quelli compromissori oggi prevalenti»