“Condanne da confermare”. Sarà questa la richiesta che il procuratore generale della Corte d’appello di Palermo formalizzerà il prossimo 12 aprile, al termine della requisitoria avviata nel processo di secondo grado ai cugini marsalesi Pietro e Domenico Centonze, di 48 e 42 anni, che nel settembre 2016 sono stati condannati dal gup di Marsala Francesco Parrinello a 20 anni di carcere ciascuno per duplice omicidio dei tunisini Rafik El Mabrouk e Alì Essid, di 31 e 34 anni.
I due nordafricani furono uccisi con due colpi di fucile, la notte del 3 giugno 2015, in contrada Samperi, di fronte l’ex distilleria Concasio. Le due vittime, i cui corpi caddero a terra in uno spiazzo trasformato in discarica abusiva, viaggiavano su un ciclomotore. Il Pg ha preannunciato la sua richiesta di condanna all’inizio della requisitoria. Poi, sarà il turno delle arringhe degli avvocati difensori (Luigi Pipitone, Diego e Massimiliano Tranchida e altri), che in appello sono riusciti a far riaprire l’istruttoria per l’acquisizione di nuove prove scoperte dopo la sentenza di primo grado. Studiando, infatti, gli atti di un altro procedimento (operazione antimafia “Visir”), e in particolare le attività di intercettazione e videoriprese, la difesa sostiene di aver scoperto elementi in grado di dimostrare che i due imputati, la notte del duplice omicidio, non erano nella zona di Samperi. E per cercare di dimostrarlo si sono avvalsi anche di consulenti del calibro dell’ex generale dei carabinieri Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, e di Pietro Indorato, esperto in traffico telefonico.