Nelle trattative per il governo Di Maio avrebbe proposto a Salvini «i ministeri più importanti». In cambio, il leader del M5s pretende di fare il premier. Da parte sua il leghista si è detto disponibile a un passo indietro («Non dirò “io il premier o morte”. Chi lo farà è l’ultimo dei miei problemi») e ha decisamente aperto al reddito di cittadinanza, ma come «strumento per reintrodurre nel mondo del lavoro chi oggi ne è rimasto fuori».
Come premier non legato a partiti, il nome che gira di più è quello dell’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Lui, per la verità, ha già affermato che l’idea di affidargli la poltrona di presidente del Consiglio gli pare «campata in aria», dicendosi semmai possibilista per un posto da ministro.
Altro nome che circola è quello di Franco Frattini, sospinto da Berlusconi. Intanto da Forza Italia fanno sapere che per le consultazioni al Quirinale, che inizieranno martedì 3 aprile, i partiti del centrodestra andranno ciascuno per sé, niente delegazione unica.
Scrive il Sole 24 Ore: «Salvini ha capito, forse, che replicare quello che accadde a Pierluigi Bersani non gli conviene. L’ex segretario Pd e candidato premier ricevette un pre-incarico che non si trasformò mai in incarico pieno – nonostante avesse vinto in una Camera – proprio per i “no” dei grillini durante il famoso streaming. E di certo se anche a lui mancasse il via libera dei 5 Stelle, Sergio Mattarella non lo manderebbe mai dinanzi alle Camere per la fiducia. E se ci sarà un terzo nome di mediazione, allora è quel nome che riceverà l’incarico, non Salvini che non può essere un “esploratore”, figura riservata a ruoli istituzionali o di garanzia».
La nuova legislatura inizia con il gruppo Misto parecchio affollato: 36 deputati e 10 senatori. Sette sono gli eletti ripudiati dai Cinquestelle per vari motivi (iscrizioni alla massoneria, precedenti giudiziari, mancati versamenti dei rimborsi). La scorsa legislatura, per dare un parametro, si partì con 27 deputati, una decina in meno di ora, per arrivare alla fine a 60, per effetto dei cambi di casacca (intorno ai 500 nell’arco dei cinque anni). In Europa, il gruppo Misto esiste solo in Spagna. Da noi i 5 Stelle lo vorrebbero abolire.
L’elezione dei capigruppo di Camera e Senato, oggi pomeriggio, è il primo test per valutare se Renzi tenga ancora in mano il partito o no. L’ex premier vuole imporre due suoi fedelissimi, Guerini alla Camera e Marcucci al Senato. Mugugni dagli orlandiani, dai franceschiniani e da Emiliano. Negli altri partiti la decisione è stata meno sofferta. Il M5s ha già scelto Giulia Grillo alla Camera e Danilo Toninelli al Senato. La Lega punta su Giancarlo Giorgetti a Montecitorio e Gian Marco Centinaio a Palazzo Madama. In Forza Italia, Renato Brunetta lascia il posto a Maristella Gelmini e Paolo Romani ad Anna Maria Bernini. Secondo il Fatto Quotidiano, Casini scalpita per ottenere la vicepresidenza del Senato.