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28/03/2018 07:05:00

Sicilia, sui conti la maggioranza di Musumeci è a pezzi

Il governo di Nello Musumeci cade in aula sul documento di programmazione economica e finanziaria 2018-2020. L’Assemblea siciliana ha bocciato il Defr: 32 voti contrari e 32 favorevoli, su 65 presenti (un deputato non ha votato). Per il via libera al documento servivano 33 voti.
L’aula è stata subito sospesa. Convocata la conferenza dei capigruppo. Pd e M5s hanno votato contro. Prima del voto il capogruppo dem, Giuseppe Lupo, ha chiesto a Musumeci di prendere atto di non avere una maggioranza e di dimettersi.

Il Def regionale torna in commissione Bilancio. Un segnale chiaro quello mandato al governo Musumeci costretto già a congelare la manovra finanziaria prorogando di un mese, fino al 30 aprile, l’esercizio provvisorio che scade il 31 marzo. Il ddl di proroga deve ancora passare al vaglio dell’Ars in un clima per il governo pesante, senza maggioranza e con mal di pancia evidenti nella coalizione di centrodestra.

“Abbiamo il diritto di sapere come il presidente Musumeci intende continuare a governare la Sicilia senza una maggioranza parlamentare”. Lo ha detto Nello Dipasquale, parlamentare regionale del PD e deputato segretario dell’Ars, nel corso del dibattito d’aula sul Documento di Economia e Finanza Regionale.

“Ogni provvedimento portato all’esame dell’aula – ha aggiunto Dipasquale – fa emergere un elemento: manca del tutto un progetto di sviluppo della Sicilia. Il presidente della Regione prenda atto del fallimento del suo mandato elettorale: c’è uno stallo evidente e le conseguenze rischiano di gravare esclusivamente sui siciliani. Il PD era e resta opposizione – ha concluso – e non è disposto ad essere il capro espiatorio”.

Ieri intanto, come abbiamo raccontato, Vittorio Sgarbi si è dimesso, tra le polemiche, da assessore ai Beni Culturali. Al suo posto dovrebbe essere nominato Sebastiano Tusa. 

Parlando con i giornalisti ieri mattina Sgarbi ha detto: «Consegno la lettera di dimissioni al mio capo di gabinetto, non voglio avere alcun rapporto con Musumeci che è un gran maleducato». E ha annunciato che darà «le consegne a Sebastiano Tusa, il nome del mio successore che ho concordato con Gianfranco Miccichè, entro Pasqua. Spero sia lui ovviamente il nuovo assessore ai Beni culturali». Poi l'attacco a Musumeci: «Lo considero un dipendente dei 5 stelle, mi dimetto perché non ho intenzione che sia lui a decidere il mio destino. È stato lui a rompere il patto, non io certamente».

Il critico d'arte ha usato i suoi consueti toni: «Ogni rapporto politico e umano con Musumeci è interrotto definitivamente e non ho intenzione di parlare con lui dopo che non ha risposto al mio invito». Sgarbi ha mostrato ai cronisti i messaggi che ha inviato dal suo telefonino al presidente della Regione per invitarlo all’incontro con i finanziatori interessati al progetto del tempio G: tre sms ai quali Musumeci non ha risposto. Nell’ultimo sms Sgarbi ha scritto a Musumeci: «La tua maleducazione resterà nella mia memoria». Poi ha parlato delle elezioni politiche: «Il Centrodestra ha perso le politiche in Sicilia perché il vincitore delle regionali ha voluto fare il superiore». E si è detto d’accordo con Musumeci su una cosa: «In Sicilia si tornerà a votare presto». Ieri Musumeci ha preferito non replicare alle dichiarazioni di Sgarbi.