Sono sempre più ricche e sempre più nascoste. Spostano capitali immensi da una parte all'altra del mondo, soldi che compaiono e scompaiono all'improvviso. Al loro servizio hanno eserciti di professionisti del riciclaggio, sono "facilitatori" che gestiscono transazioni internazionali da località off-shore, garantiscono altissimi profitti e massima riservatezza, offrono consulenze finanziarie e anche fiscali. Le mafie corrono, corrono sempre più forte. E' una rivoluzione quella avvenuta negli ultimi anni nel mondo criminale.
Il secondo volume di Mafie, raccolta degli articoli che ogni mattina e da oltre un anno vengono pubblicati sul blog di Repubblica.it (da un'idea di Attilio Bolzoni), da oggi è in tutte le librerie italiane. Il titolo: Imperi Criminali.
Questo libro, della Melampo Editore, segue di due mesi l'uscita del primo volume (La mafia dopo le stragi) e ospita una sessantina di riflessioni e di racconti, autorevoli commentatori che analizzano le ricchezze accumulate negli ultimi decenni dai boss e che spiegano come lo Stato non riesce a gestire questo tesoro.
La globalizzazione ha aperto nuove strade al crimine. Come prima e più di prima, "l'impresa mafiosa" si sta rivelando al passo con i tempi. Nell'era della comunicazione senza frontiere, il denaro è convogliato nei settori strategici della finanza, dell'energia, del turismo e dell'interscambio di beni e servizi.
Secondo i calcoli degli esperti (paradossalmente non esistono dati precisi né sui patrimoni confiscati né sul numero esatto dei beni) in Italia sono pressappoco 30 i miliardi di euro sottratti alle organizzazioni criminali. Una miniera che lo Stato non è stato capace di sfruttare.
Ed è questa, oggi, la vera "questione" della lotta alle mafie in Italia.
Se la macchina repressiva nel nostro Paese funziona sempre meglio e le investigazioni hanno permesso dentro i confini nazionali di riprendere ai boss molto della loro "roba", la loro gestione si è rivelata un fallimento assoluto. Lo Stato, fino ad ora, ha dimostrato una totale incapacità nel gestire quei 30 miliardi.
Troppa approssimazione, troppi ritardi, troppa poca voglia della politica di avviare una strategia ad ampio respiro per restituire alla collettività le ricchezze che le mafie hanno arraffato.
Nel volume Imperi criminali moltissime sono le "firme". Magistrati come Maurizio De Lucia, Nicola Gratteri, Gaetano Paci, Giovanbattista Tona, Roberto Di Palma ed Ettore Cardinali. Ufficiali della Finanza come Nunzio Ferla, Nicola Altiero e Gerardo Mastrodomenico. Funzionari della Dia come Carla Durante e prefetti come Giuseppe Caruso e Umberto Postiglione. Studiosi come Enzo Ciconte, Stefania Pellegrini, Costantino Visconti. Franco La Torre, Francesco Forgione, Nando dalla Chiesa, manager come Carlo Borgomeo e sindacalisti come Luciano Silvestri. Tantissimi i giornalisti e gli scrittori, fra i quali Enrico Bellavia, Giacomo Di Girolamo, Francesco Viviano, Piero Melati.