E’ il turno della difesa nel processo con rito abbreviato, davanti al gup di Palermo Nicola Aiello, vede imputati dieci dei 14 arrestati nell’operazione antimafia dei carabinieri “Visir” del 10 maggio 2017.
Alla sbarra il presunto gotha della mafia marsalese, per la quale, lo scorso 7 marzo, i pm della Dda Pierangelo Padova e Gianluca De Leo hanno invocato condanne per oltre 137 anni di carcere.
Quella più severa (20 anni) per il nuovo presunto “reggente” della cosca di Marsala, Vito Vincenzo Rallo, 58 anni, pastore, già tre condanne definitive per mafia sulle spalle. Sedici anni, invece, sono stati invocati per Nicolò Sfraga, 51 anni, considerato il “braccio destro” di Rallo, e Vincenzo D’Aguanno, di 57. Nell’ultima udienza, a cercare di smontare il castello dell’accusa sono stati gli avvocati Chiara Bonafede e Giovanni Castronovo, che hanno seguito la strategia dell’avvocato Luigi Pipitone, che difende la maggior parte degli imputati e che nella precedente udienza ha sostenuto che “è possibile anche una diversa interpretazione, rispetto a quella degli inquirenti, delle conversazioni intercettate”. Aggiungendo che i suoi assistiti non fanno parte del contesto mafioso. Bonafede e Castronovo sono rispettivamente difensori di Calogero D’Antoni e Massimo Salvatore Giglio. “In quattro anni – ha detto la Bonafede – sono soltanto sette gli atti d’indagine a carico di D’Antoni. E quattro di questi sono relativi a intercettazioni nelle quali sono altri a parlare. Troppo poco per affermare che il mio assistito faccia parte dell’associazione mafiosa. Del resto, non gli viene contestato alcun episodio o comportamento illecito specifico”. Secondo l’accusa, invece, il pregiudicato di Strasatti (D’Antoni) avrebbe avuto un ruolo nello scambio di informazioni tra il presunto capo della famiglia mafiosa marsalese e alcuni affiliati. “Massimo Giglio – ha, invece, sostenuto l’avvocato Castronovo – non conosce nessuno dei soggetti coinvolti nell’indagine Visir, se non Aleandro Rallo, perché fanno lo stesso mestiere (pastori, ndr) e perché ha rapporti di familiarità con Pietro Rallo, fratello di Aleandro (Pietro e Aleandro Rallo sono nipoti del boss Vito Vincenzo Rallo, ndr). A Giglio si contesta di aver favorito incontri, in un casolare di contrada Scacciaiazzo, tra Vito Vincenzo Rallo e alcuni palermitani, che lui però non conosce. E ciò perché il suo telefono cellulare e quello del gps piazzato dagli investigatori sull’auto dei palermitani è stato agganciato dalla stessa cella. Ma la zona è molto vasta. E poi il casolare cui si fa riferimento per gli incontri non è di Giglio, ma è proprietà del Comune di Marsala. E chiunque vi può accedere perché il cancello non è chiuso e Giglio vi ricovera le sue pecore”. Per questi motivi, l’avvocato Castronovo ha chiesto l’assoluzione del suo assistito (come pure Chiara Bonafede per D’Antoni) o, in subordine, la derubricazione dell’accusa in favoreggiamento. Per D’Antoni i pm hanno chiesto 12 anni e per Giglio 10 anni e 8 mesi. Queste le altre richieste: 14 anni per Giuseppe Giovanni Gentile e Simone Licari, 13 anni e 4 mesi per Aleandro Rallo, 10 anni e 8 mesi per Ignazio Lombardo e Michele Lombardo. Le arringhe difensive proseguiranno il 2 maggio. I reati contestati, a vario titolo, ai 14 arrestati sono associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini hanno delineato i nuovi assetti e le gerarchie della cosca di Marsala. E alla luce sono venute anche alcune tensioni interne sull’asse Strasatti-Petrosino (che stavano per sfociare in gravi fatti di sangue) per la spartizione delle risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite. Tensioni che all’inizio del 2015 hanno visto l’intervento di Matteo Messina Denaro, che ha imposto la pace facendo intendere che altrimenti sarebbe sceso lui in campo con il suo “esercito”. E per alcuni sarebbero stati dolori… Gli altri legali sono Paolo Paladino (per Rallo e Lombardo), Stefano Pellegrino, Daniela Ferrari, Giuseppe Oddo, Raffaele Bonsignore e Pietro Riggi. Nel processo, sono parti civili Sicindustria e Associazione antiracket e antiusura Trapani, rappresentate dall’avvocato Giuseppe Novara, l’Associazione antimafie e antiracket “La Verità Vive” di Marsala, il cui legale è Giuseppe Gandolfo, l’Associazione Antiracket Alcamese (legale Davide Bambina) e il Centro “Pio La Torre” di Palermo (legale Ettore Barcellona). L’altro “troncone” del procedimento “Visir” è davanti al Tribunale di Marsala, presidente Saladino, e vede, tra le altre accuse, anche quella relativa al tentativo di estorsione a un imprenditore edile di Partinico (Billeci) che nel 2011 si era aggiudicato, a Marsala, la gara d’appalto bandita dal Comune per i lavori di sistemazione di piazza Marconi. Alla sbarra, nel procedimento ordinario, sono l’imprenditore edile Michele Giacalone, 48 anni, Alessandro D’Aguanno, di 26, e i mazaresi Fabrizio Vinci, di 47, e Andrea Antonino Alagna, di 38.